#043 underground


io lo so perché fa tutto questo rumore.


fischi, sfiati, sferragliamento di ruote e di rotaie, fruscii d'aria.
tutto finto, tutto evitabile, oggi.
ma lo lasciano. il rumore assordante del treno che attraversa la pancia della città.
lo lasciano, e io so perché.

è ovvio.
lo lasciano perché deve coprire l' altro rumore .
sono seduto e chiudo gli occhi. accanto a me due ragazzine, penso liceali, una coppia di filippini, un manager coi mocassini, una ragazza che legge un libro. sgualcito. quelli che sono soli hanno sempre qualcosa nelle orecchie. ipod o simili. come me, del resto.
se non ci fossero le coppie e i gruppi, se in metro ci fossero solo persone sole, forse non occorrerebbe affatto tutto questo rumore. ciascuno si porterebbe il suo, piantato nel cervello passando dalle orecchie, nessuno potrebbe sentirlo, l' altro.

sono seduto, dicevo, e ho gli occhi chiusi. 
anch'io ho le cuffie. ma nulla mi arriva dalle cuffie.
ho provato, si, ho provato ad alzare il volume nella pausa tra un pezzo e l'altro.
ma il silenzio spinto al massimo non copre i fruscii. il silenzio spinto al massimo volume non li mangia, i fruscii, né li copre, né li smista rendendoli decifrabili. non fa niente di tutto questo.
e così ho spento. perché voglio sentirlo. voglio sentire l' altro rumore.

e quando hai gli occhi chiusi e le orecchie sepolte sotto due auricolari in silicone puoi cominciare a percepirlo, il rombo sordo della città.
mi sembra di sentirle. migliaia di anime che mi passano sopra in pochi secondi. 
ciascuna con il suo carico di oggi, le remore di domani, i rimorsi di ieri e i rimpianti di sempre.
e ciascuna viene a lambire la mia, scambia una molecola d'emozione, scambia un pensiero, scalda un ricordo ormai freddo. accende qui. spegne là.

è quando cambi città che te ne accorgi.
scendi in metropolitana e ti trovi dentro ad un altro pianeta.
gente diversa, rumori e odori diversi, pensieri diversi.
mi piace pensare di poter riconoscere ogni metropolitana del mondo in cui sono stato, come si può riconoscere una donna dal suo odore.
solo datemi occhi chiusi e ipod muto.
e datemi il tempo di sentire l' altro rumore, quello vero.
quella canzone che inizia con "mind the gap" oppure "stand clear of the closing doors, please", ma che poi mi parla di gente che mi scorre addosso. anzi, no. persone.

poi a volte non è solo il rumore.
a volte sei fragile. così fragile ed esposto che non è solo un sentire, no.
è proprio che ogni anima che ti tocca si lega per un attimo alla tua e ne trattiene un pezzo,
strappandola, sbocconcellandone i confini,
fino a lasciarti spossato e svuotato. 
è come farci l'amore, con la città. anzi, è come scoparci o lasciarsi scopare.
e questo capita anche in questo luogo, ma non è necessario parlarne.
la linea4 di questo posto che di virtuale ha la faccia, ma di reale ha la pancia.

bisogna essere forti per lasciarsi fare questo e sopravvivere, molto forti.
per calare le difese e prendersi in faccia l'anima della gente.
in un controvento di emozioni. in un controcanto di pulsioni.
e la gente non è abbastanza forte per potersi permettere di mostrarsi fragile.

ecco perché. ecco perché fa tutto questo rumore.
fischi, sfiati, sferragliamento di rotaie, fruscii d'aria.
tutto finto. tutto evitabile, oggi.
ma lo lasciano, il rumore assordante del treno che attraversa la pancia della città.
lo lasciano.
per coprire l'altro.

play.

30 commenti:

  1. mi spiace per te.
    non so perché ma ho sentito del dispiacere nei tuoi confronti.

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    1. dispiacere nei miei confronti.
      wow.
      è vero che qui ci arrivano le parti più scure, ma se questo è l'effetto che faccio..
      ma perché?

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    2. Si tranquillizzi. Io finora ho sentito solo cazzate.

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    3. Immagino si riferisca a quelle che escono dalla sua boccuccia, dato che qui al massimo le potrebbe soltanto leggere, qualora ve ne fossero.

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    4. Obiezione più scontata che mai. Abituale consumatore di Quattro saldi in favella, immagino.

      Non ho capito, il gestore del blog insiste che sente un sacco di roba, non posso sentire qualcosa io, una volta tanto?

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  2. ogni tanto ti perdo tra deserti affollati e silenzi assordanti. Hai oltrepassato la porta giusta ma non te ne sei accorto. Adesso aspetta, da solo, ancora un pò, presto avrai sete.

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    1. ok. devo riguardare l'html.
      pare che io abbia postato per errore un referto medico che mi dà per spacciato.
      tre mesi di vita, tipo.
      ma visto che questa cosa viene da una bozza che di mesi ne ha sei.., beh, sono già morto.
      ok gente che si sappia, volevo essere cremato.




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    2. I rumorosi silenzi della mia anima ... Ti stanno parlando.
      Ma ricorda di ascoltare anche i tuoi.

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    3. la parte difficile è separarli dal resto, e tra loro.
      discernerli.
      decifrarli.

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    4. Allena l'udito. Isola i rumori. Isola il silenzio.

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    5. altro che ammalato, red, un uomo che si immerge in silenzio e solitudine ha oltrepassato la porta della vita vera, perché tra poco avrai orecchie, occhi e cuore solo per Lui. Tu sai di cosa parlo :)

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    6. so che lo dici perché mi vuoi bene, giorgia, ma te l'ho già detto:
      non sono affatto certo che Lui abbia le prove della mia esistenza.

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    7. la fede é molto più elegante della ragione... si ama col cuore o col cervello red?

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  3. a me crea paura la mancanza di date nei tuoi post, non riesco a dare una collocazione spazio/temporale a quello che scrivi, e mi destabilizza. Il rumore del treno e della Metro invece li adoro, conciliano il sonno.

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    1. nell'archivio a destra ci sono date, mesi, tutto. no? ma in realtà trovano un senso nella sequenza. nel percorso. ogni post in fondo matura in quello precedente. è così sin dall'inizio. per questo metto il numero progressivo.
      ma non per forza vanno letti tutti, non scrivo a puntate.
      forse dovrei cominciare a mettere i tag. ci penso.
      ps. sveglia! la prossima fermata è la tua!

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  4. e quando sali le scale per uscire dalla metro l' aria cambia e il rumore anche..

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  5. E perchè invece non prendere quello che leggo così, come una nuvola spinta dal vento che oscura un pò il sole e stare qui all'ombra a guardare i tuoi silenzi pensando ai miei mentre alzo il volume e dis-tratta chiudo gli occhi e scrivo qui in fase-rem.

    (ma che cavolo scrivo? :-) )

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    1. è l'effetto che mi faccio anch'io, non ti preoccupare.
      un giorno ho brevettato un aggeggio per la Apple (non è vero, ma lo realizzeranno appena gli arriva la mia idea. è certo). l'ho chiamati iShare ed è una roba che quando tu senti una musica chi ti sta vicino può collegarsi in blue tooth e sentire quello che stai sentendo tu. senza nemmeno chiedertelo o dirtelo.
      penso a come sarebbe salire in metro scegliendo non la carrozza, ma le canzoni delle persone.
      penso a come sarebbe un intero convoglio che va verso il forum con in cuffia la stessa canzone dei foo fighters.
      penso che potrei pensare un'infinità di situazioni così.

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  6. Inquietante l'iShare e poi basta condividere senza farlo, oh!

    Però tipo decidere se dare un secondo appuntamento ad un tale dopo averlo sentito parlare di musica (la sua) già fatto. Chè gigidalessio mica può risuonare nella cassa toracica di qualcuno senza far gravi danni...

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  7. http://www.youtube.com/watch?v=ocxqeNpuRCM

    ;-)

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    1. in una canzone ci hai fatto star dentro due o tre dei miei post.
      dovrò inventarmi post più capienti, 3D full HD.
      giusto per renderti la cosa un po' più stimolante..

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  8. rompo la poesia se ti illustro cinicamente la mia?
    il rumore in realtà serve per evitare che la gente non senta il treno arrivare per tempo e si metta, che so, a cazzeggiare sui binari, o troppo in prossimità degli stessi mettendo a repentaglio la propria vita e quella del prossimo.
    ecco, l'ho detta, la fregnaccia della serata.

    per il resto, non ti nego che un pensiero simile ha sfiorato anche me. e non solo in metro, sottoterra.
    anche sugli autobus, anche in pieno sole.
    anche rientrando a piedi, a casa, certe sere, camminando sul ciglio di strade rumorose e decisamente troppo trafficate.

    tutte cose che non mi capitano da un po', visto che ormai mi sposto solo in macchina.
    sarà per questo che costantemente copro il rumore, l'altro, con quello della radio.

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    1. un po' come gli additivi che mettono nel gas, in modo che la gente possa sentirlo in caso di fughe. mhm. si, forse si.
      oppure gli aeroplani, con tutti quei fruscii a coprire le preghiere che, si sa, portano sfiga. Io però ci metterei anche un po' di volume all'atterraggio, per coprire quegli allucinanti applausi al comandante.
      quest'estate mi è capitato di essere a venezia in piazza san marco alle sei e quarantacinque di mattina. ho scattato una foto a una piazza vuota. una scena da post cataclisma nucleare.
      e, si, la foto immortala il silenzio.
      in quel momento era tutto fermo. anche l'altro rumore.
      e allora si. era il silenzio. quello non dovuto all'assenza. ma al torpore del mondo.
      e così milano. che di notte in certe notti ti mostra il suo vero suono. quello dei pochi taxi, quello dei semafori arancione. quello dei passi spediti e dei rientri affrettati. quello che molti, qui, hanno descritto prima e meglio di me.
      la notte mi sta dicendo una cosa, a proposito dell'altro rumore: persiste.
      nelle nostre menti. nelle nostre orecchie, nelle nostre anime, fissa un colore. il colore della città.
      e tutto il rumore che c'è è anche la somma di tutti i rumori passati.
      se fai attenzione, sotto il suono dei clacson e delle ripartenze dei suv, sentirai sferragliare i tram, e sotto ancora le carrozze. e sotto ancora le folle che, a piedi, hanno battuto le piste di terra che oggi sono strade.

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  9. ho sempre provato un forte imbarazzo per gli applausi all'atterraggio...

    il calpestio delle persone sulle pietre, quello si, rimane.
    si avverte.
    e aggiungere i propri passi anche quando il sentiero - il più sputtanato - è deserto, non equivale mai ad una profanazione, nessuna terra è vergine, è tutto già ampiamente conosciuto, calpestato.
    eppure...
    quel senso di esplorazione solitaria, di certi luoghi, quando sparisce ogni elemento umano dal paesaggio, permane.
    è vivo.

    una sorta di contraddizione in termini.

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    1. forse i passi nuovi che sperimenti non sono i tuoi nel mondo,
      forse i passi nuovi che sperimenti sono quelli del mondo dentro di te.

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    2. Forse i passi nuovi che sperimenti sono quelli del mondo sopra di te. Caro il mio zerbino.

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  10. Amico sasso,
    rotoliamoci
    l'uno contro l'altro.
    Forse le scintille saranno più chiare

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    1. e chissà se a furia di smussare, sasso su sasso, roccia su roccia, pietra su pietra, non ne possa uscire qualcosa che abbia forme leggibili anche da vicino.
      il pogo dei fondali è tra i fondamenti dell'universo, ditelo a quelli che verranno dopo i maya.

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