#99 Jellyfish.


è l'acqua come ti scorre sotto.
braccia gambe che girano, il respiro a ritmo, l'addome tenuto per l'assetto, una minima attenzione alla giusta distanza per la virata, quelle quattro cose da mettere a posto e metti il pilota automatico.
e poi è l'acqua che ti scorre sotto, se va bene, se non c'è traffico nella tua corsia.
diventi una chiglia pensante. se sei bravo diventi una chiglia leggera e pensante.
quanto hai nuotato oggi? mi sono fatto cinquanta pensate da 25 metri, ma ne avevo in pancia almeno altrettante, ma il fiato è quello che è.

è nella prima vasca che metto a punto il rituale, sai.
nella prima vasca c'è da fare, da sistemare. dalle prime bracciate capisci come andrà, la temperatra, la luce, la gente, la densità dell'acqua se si accorda con la tua, e i ph, anche: loro misurano l'acqua ogni sei ore, ma non misurano mai te.
e nella prima tornata sistemi la meccanica, al tuo meglio, che non lo sai se è il meglio in assoluto, visto che per te il nuoto non è stato mai un lavoro ma sempre un lavorarci da sotto, da dentro.
e nelle vasche successive proietti tutte le tue cose sul fondo. ci metti un cruccio di oggi, le prospettive per domani, qualche conto, i progetti futuri, pian piano tiri fuori tutto e lo appoggi sul fondo della vasca.
è come sistemare l'armadio: svuoti tutto su letto e poi con calma rimetti dentro, in ordine.
il fondo è il letto, la tua testa è l'armadio, le vasche sono la calma, il ritmo, il respiro.
funziona così, funziono così.
per qualcuno è la corsa, per qualcuno la musica, per qualcuno è lo sci da fonto o l'arrampicata o il giardinaggio oppure gli scacchi: per me è il nuoto, o l'acqua.
siamo fatti d'acqua, poco meno diluiti delle meduse, ma forse è solo scoria, quel che abbiamo in più.

#98 persistenze.


ho visto il meteo. 
parla di un filotto di giorni tutti uguali, temperature massime e temperature minime, pioggia sì e pioggia no. 
una specie di sospensione, come se la ruota del meteo si fosse incantata.
poi ho compiuto gli anni e ho ricevuto pensieri delicati e pensieri preziosi, e due persone mi hanno cantato happy birthday dritto dritto nel cuore. 
e poi gli auguri sbagliati, quelli che preferisco, quelli del giorno dopo, quelli di chi ci tiene più di quanto non ci tenga tu. 
succedono cose e nello stesso tempo vivo nella sospensione di qualcosa che c'è senza esserci. 
arredo le distanze con fuochi d'artificio, cerco e trovo nuovi cieli in cui spararne, e aspettare il bagliore e quindi il botto. 
e rotolo nelle cose, nello scattering della polvere sospesa tra raggi che filtrano da persiane imperfette. 
le parole appese come a palloncini attorno a me, una casa sull'albero, un angolo di cuore e una coperta.
e quanto ha ragione chi mi dice che in tutto questo non c'è poesia, no, non c'è poesia, perché non sono capace di poesia. 
tutto quello di cui sono capace è persistenza, mi sono preso qualche decina d'anni su questo mondo, vibro e lascio vibrare, cerco risonanze, e mi sparo qualche nota stonata anche solo per sentirla, in mezzo a giorni su giorni di armonie levigate dal tempo.



#97 tattoo.


ho un problema con le donne tatuate.
mi trovo a parlare con loro dei tatuaggi, ma non va così, non può andare così.
"perchè parli a me del mio tattoo, lascia piuttosto che sia il mio tattoo a parlarti di me" sembrerebbero dire.
hanno ragione, ha senso.
non amo le auto d'epoca, le trovo inutili, imperfette, tentativi superati insicure e inefficienti.
ma i tatuaggi sono un'altra cosa, mi piacciono quelli vecchi, un po' sbiaditi, quasi riassorbiti dalla pelle, con i neri che tendono al blu e le linee rese imprecise dal tempo.
sono come tratti d'espressione su di un corpo conformato attorno a loro quasi a diventare la tela.
eppure non ho tatuaggi, su di me.
perché non posso pensare di mettermi addosso un qualunque persempre, perché io i miei persempre me li porto dentro, nascosti ai più, anche se sempre pronti ad entrare in gioco all'occorrenza.
e perché in fin dei conti qui da me i persempre sono sempre volati via, e quelli che non lo sono ancora sono troppo veri per poterli affiggere all'esterno ed esporli alle intemperie.
che poi capita che arriva sempre un temporale estivo capace di lavare via tutto l'inchiostro, a partire da quello sottopelle.

una cosa che so fare: ricomprendere una situazione, renderla cronica anche se è difficile, perchè qualunque cosa è sempre e comunque un cambio di assetto, di regola, un taglio nuovo dato alla vita.
e questo comporta il non temere il cambiamento ma neppure cercarlo.