105. spostati.


un giorno avevo pensato a una panchina, 
a una panchina precisa, una panchina che sta nei giardinetti che stanno tra via privata dei frassini e viale dei pioppi.
su quella panchina, via via, ho visto nella mia mente molti di voi: c'è chi era immerso in un tramonto atlantico, chi assisteva ad un capodanno di Brooklyn, qualcuno poi scattava foto alle sue stesse scarpe e c'era poi chi proiettava i suoi amori sulle nuvole.
ci passo davanti in auto andando o tornando dal lavoro, anche se non sempre, e no, non mi ci sono mai fermato, né seduto, in quel parco. 
e a ben pensarci non so nemmeno se c'è una panchina, in quel parco, 
perché non era il parco che stavo guardando, no, stavo guardando voi. 
seduti, da soli, sotto il cielo e sopra la terra.
beh, ci voglio tornare e questa volta fermarmi un po', e guardarlo un po' insieme quel tramonto, quei fuochi d'artificio, quelle scarpe.
quindi spostati e fammi posto accanto a te, che ci sono ancora un sacco di stelle da contare prima che siano troppe per poterle contare ed è una cosa che non si fa da soli. 
non si può.