ho letto quella cosa, e mi ha messo tristezza.
ero in sala con gli altri e stavano provando quel pezzo di elton john, quello che gli sposi ci hanno chiesto di imparare, perché lui, lo sposo, è amico di chitarra e allora per una volta si suona a un matrimonio, che poi sono situazioni divertenti, con gente bevuta che ha voglia di divertirsi.
e poi quella canzone odiosa/mariachi dei negrita richiesta dalla testimone, subito ribattezzata in suo onore "troia infinita". ma mentre piano e voce provano elton john io leggo quel post col cellulare e mi mette tristezza, perché è un post che parla di anni che passano e di cose che non si fanno più.
ma io non ho cose che non si fanno più, semmai ho cose mai fatte, semmai ho cose che non ho ancora cominciato, semmai ho cose che non ci sarà il tempo e se ci sarà il tempo non ci sarà il modo, non più, perché non è cosa, non dopo i quaranta.
una amica mi ha parlato di questo ragazzo che sta cominciando a frequentare davvero, uno che la sa leggere, uno più piccolo di lei ma che ha gli occhi dolci e i sogni ancora aperti, uno che le ha semplicemente detto che lei è importante, e lei uno così proprio non l'aveva incontrato ancora e le sembra strano, ma io so che è così che deve andare, perché siamo tutti importanti e lei lo è più degli altri se non altro per il fatto che non glielo aveva ancora detto nessuno, eccetto me, che però sono di parte.
e poi pensavo alla fratellanza che nasce quando suoni per un po' con delle persone, e avevo capito che era una cosa tra uomini e invece no, perché voce è donna e c'è fratellanza anche con lei. o forse è il fatto che anche se lei è donna ed è carina io non le chiedo quello che un tempo chiedevo più o meno ad ogni donna carina, ovvero di essere speciale.
sabato ho visto un film, educazione siberiana, ed ho pensato a Malik, questo ragazzino kazako in divisa che in una notte di neve mi ha prima requisito il passaporto, poi portato in una guardina con un accigliato presidente affisso ai muri e le perline e il linoleum a terra e infine ha perquisito la mia valigia.
ho rivisto lo sguardo che ha fatto vedendo un paio di titoli porno sui dvd masterizzati che mi ha trovato nel trolley, mi dice che non si può, lì, che è illegale, io gli dico che può tenerli ma lui dice no. dice di no, però li porta via e sta via mezz'ora prima di riportarmeli. e io che gli regalo un maglione viola e lui che se lo prova sopra la mimetica e mi chiede se quando ritorno gli porto un piumino, e io che glielo prometto, anche se poi non ci sono più tornato ad atyrau, dopo una notte in guardina all'aeroporto.
che quando vai via da casa e sai che ci starai per una settimana in mezzo al nulla te li porti un po' di film e sì, ci metti anche un paio di porno.
e mentre a casa temevano il peggio io lo sapevo che sarebbe andato tutto bene, quella notte, anche se non appena seduto quei tre soldati mi avevano fatto firmare un foglio in cui dichiaravo, a detta loro e all'inizio della notte, di esser stato trattato bene, anche se poi erano spariti ed erano tornati e non avevano più le divise d'ordinanza, ma le mimetiche da corpo a corpo, anche se avevano quasi subito chiuso le veneziane impedendo a chi fosse fuori di veder dentro.
ma io lo sapevo che non sarebbe accaduto nulla di strano, solo per un errore sul visto, anche se pensavo alle storie di occidentali finiti chissà dove perseguiti per traffico di droga (e io di droga non ne uso e non ne porto), ma quelle storie continuano con dettagli sulle modalità di far carriera e di come sia più facile, dopo che arresti un corriere, magari occidentale.
ma Malik voleva solo un piumino, e se fossi tornato glielo avrei portato senz'altro. alla fine mi aveva dato una stuoia sulla quale provare a dormire. e al mattino mi aveva rimesso sul primo volo per amsterdam.
ho visto alberghi migliori, tutto qui.
chissà che sta facendo, Malik, stanotte, mentre io mi perdo nei miei pensieri.