va bene. tutto vero. vero che qui si scrive poco e perlopiù di notte. e allora escono solo certe note. solo il nero, ha detto qualcuno. e quella voglia di farsi sotto, di arrivare vicino. quella voglia che riesce ad urtare. l'invadenza del farsi sotto sfacciato, del cercare subito gli occhi. delle parole pensate e pesanti.
e le regole da imparare e le regole da inventarsi. e le piccole conquiste. e i piccoli buffetti. cose che qualcuno ha provato a spiegarmi, come chi mi diffida dal passare e si nasconde da me, che mi aspetta con un bastone pronto a spezzarmi le ossa per reati di prossimità. il non rispondere, il non raccogliere. chi semplicemente e gentilmente fa notare che la vita è altrove e chi invece viene accanto e non ha paura di dire sei un coglione, ma puoi peggiorare. ma a tutto questo c'è un rimedio. e questo rimedio è qualcosa che sempre rimando ma che in fondo so che mi appartiene: leggerezza.
il re dei cazzari direbbe che c'è ancora molto da fare ma ancora di più da disfare. il re dei cazzari butterebbe tutto in vacca. sparigliando le carte, aprendo alle allusioni, sposando consuetudini e facendo lo spaccone. è che tutto questo bisogno di esserci alla fine non è altro che la dichiarazione di assenza da se stessi. ma va bene, va bene, non ci sono problemi. è solo il punto di partenza. basta essere per gli altri quello che si vuol essere per se stessi e, alla fine, quel che davvero si è. scrivere vaffanculo! sullo specchio e non scordarsi a chi lo stai scrivendo.