#027 l'indirizzo.


metti che hai una busta, tra le mani.
è carta. ha l'odore, della carta. è una lettera e l'hai scritta tu.
dentro, parole.
non troppe, anzi, sono solo tre-quattro parole in fila seguite dal tuo nome, sotto.
la busta è ben chiusa, è affrancata, è pronta per essere spedita.

metti che hai una busta, tra le mani.
hai scritto a mano, era notte, perché solo di notte, certe cose.
a matita, perché la tua verità non è roba per inchiostri e penne a sfera.
su un foglio non troppo bianco, che il troppo bianco abbaglia, la notte.
e hai scritto in fretta, in un momento iluminato e unico.


metti che hai questa busta, tra le mani.
è una lettera. e la persona a cui l'hai scritta ha bisogno di quelle parole.
è un elenco, un semplice elenco, e la persona sa bene di che elenco si tratta.
lo cerca da sempre, lo aspetta. da te.
è l'elenco delle cose importanti, quelle con dentro il senso del suo esistere.


la persona a cui l'hai scritta sei tu.
il problema è che
non hai l'indirizzo.
non ce l'hai.




#026 canzoni a metà.


la vita altra.
che tu la racconti o che no.
te lo ricordi il momento in cui la tua vita è diventata la tua vita?
l'istante esatto in cui la tua volontà si è messa d'accordo col destino?
il momento in cui hai deciso il numero sul quale hai puntato il futuro di ieri che oggi è il presente ?
il bussare cui hai risposto, la mano di vernice che hai dato al sogno, al compromesso, alle rinunce, e a tutto hai dato lo stesso nome: scelta.
lo ricordi?

e ora che sei qui in questo altrove, in questo posto senza odori, ti ritrovi a guardare attorno.
e ti accorgi che non sei solo, che sono tanti, qui, ciascuno con un suo passato, con le sue parole e con un movente.
e quando un giorno qualcuno ti chiederà com'è andata, com'è stato che questo posto senza odori ha potuto ridestare i tuoi sensi, allora potrai tornare qui a cercare tutti i tuoi alibi e tutte le tue ragioni.
abbiamo tutti delle storie interrotte.
molte sono perdute. alcune ci lasciano solo l'attacco e niente più.
canzoni troncate alla quarta battuta, laddove di solito entra la voce.
canzoni a metà.

ecco. le canzoni.
è per questo che sono qui.
per riprenderle e cantarle tutte, fino in fondo. anche sapendo che le persone che erano con noi nel momento in cui le canzoni sono partite sono perdute. e che altre ascolteranno le ultime battute.
non è per loro, è per te.
perché sai che se riuscirai a portarle alla chiusura allora saprai anche che non è finita.
che hai altra musica dentro, da suonare, fino in fondo.
e non qui.
non nel posto senza odori.





#025 il muro.



quando la cosa che vuoi dire non la vuoi dire.
quando inghiotti un'ultima parola.


"La bambina è timida di una timidezza implacabile e invisibile, che la accompagnerà, cambiando nome e densità, fino a che sarà una donna."


quando semplicemente rinunci e giri i tacchi.
quando tanto è inutile.

no è che io mica le capisco tutte le cose qui.
speriamo che almeno ci sia buona musica, alla fine.
e magari il buffet.


Mi state uccidendo voi, mi state snaturando da vent'anni, e non lo vedete. Che m'avete fatto una gabbia di violenza psicologica e passiva. Ma io sono la solita melodrammatica. Non riesco a scalfirvi nemmeno una volta, nemmeno con la verità, nemmeno con la bugia. 
Di cosa cazzo siete fatti?
E' per questo che sono pazza. Da. Legare.
Arianna




Siamo tutti semplicemente circondati dal nulla.


                   K was here!
(ho appena scoperto l'esistenza della pittura lavagna. appunto)

qui lo spazio c'è.
un muro. serve.

#024 l'ultima sigaretta



quando scopri di aspettare un figlio.
quando è finita.
quando passi ad altro.
quando "se non smette non migliorerà."
quando è una concausa.
quando è una scommessa da vincere.
quando cazzo non ho moneta per il distributore.
quando "io non lecco i posacenere."
quando "smettiamo insieme, ma se mi ami lasciala a me."
quando capita che muori.
quando compio i 40 e smetto, come rocco siffredi.
quando non è più così figo.
quando tanto ricomincio quando voglio.
quando alla fine è solo una questione biochimica.
quando sono stufo di uscire al freddo tra il primo e il secondo.
quando leggi quellibrochefunzionagiuro.
quando se ci è riuscito lui.

momenti importanti, ma che hanno un prezzo.
devi smettere, ed è dura.
per me lo è particolarmente,
visto che prima dovrei anche smettere

di non fumare.


#023 voodoo dolls

quello che portiamo qui.
un simulacro di quello che siamo.
una bambola di pezza imbottita di parole piazzata qui nella penombra.
qui dove tutti possono venire. leggere. farsi un'idea. scriverla oppure no. decidere se tornare. e in qualche caso decidere di restare che qualcosa che c'era ancora non si è capito.
e ci mettiamo le parole buone oppure le parole capaci.
e non sempre, anzi quasi mai, le parole buone sono anche parole capaci.
parole per noi e parole per gli altri, trappole per il buon cuore.
e al contempo ci armiamo di spilli e ci aggiriamo nei dintorni, pronti ad infilzare le bamboline altrui con lo scopo di vedere se ne escono parole o se è solo sangue quello che zampilla.
ma anche quando si tratta di parole il sangue può spostarsi, da posti a posti. più o meno belli da considerare.
ogni incrocio è uno scambio. ci sono spilli leggeri e ci sono picche di ferro e legno.
e ogni scambio lascia un segno. con una ferita che si apre e le parole che accorrono a coagularsi attorno al  corpo estraneo. che si organizzano, che si ribellano, o che semplicemente scappano.

e tu che te ne stai lì. credendo di governare eventi che ti passano sotto.
poi tutto si risolve nell'inventario delle distanze. nella conta delle cicatrici.
a bere birra aspettando l'alba, possibilmente non da solo.

#022 titoli di coda



non so quanto a lungo resterai in questo posto.
non so come succederà,
ma so che finirà il giorno in cui ti troverai
a scrivere un post come questo:


"
leggo i tuoi post, leggo tutte le parole. mi bevo tutto.
ma sono e sarò restio a scrivere, da te.
il motivo è affiorato piano piano:
se sono qui è per cercare qualcosa che tu hai.
e tu sei qui  per cercare qualcosa tra le cose che io ho.
e se stai leggendo è perché mi hai trovato.
ma.
le persone come te e le persone come me ha senso che si incontrino una sola volta nella vita. 
per cambiarsela. 
o p p u r e  n i e n t e . 


e quindi, 
niente. 
"
perché è questo quello che succede qui, ne sono sempre più convinto.
non puoi passare la vita a tirare i dadi senza vincere.
posto che tu voglia davvero, vincere.


#021 certi post(i)


con lo scorrere dei commenti cominciano presto ad assomigliare a veri e propri lunapark presi al tramonto, con le giostre e ruote quasi ferme e vuote e lunghe ombre distorte acquattate nell'erba secca di fine estate.
con i rossi e i bianchi a soccombere sotto il sole giallo e traverso, e i blu che si asciugano nei verdi.
con gli avventori rimasti che assediano le nuove attrazioni anch'esse inermi nell'indolenza del pomeriggio.
confronti muscolari e inchini virili, fatti di "noi." di "tu." di "punto.".
del post iniziale si perde presto traccia, divenendo un posto dove organizzare gare di sputo o braccio di ferro.
e io che non sono abbastanza ubriaco per tutto questo, non ancora.


#020 sai che c'è?


sai che c'è?
c'è che oggi sono venuto a cercarti.
l'appuntamento era al piano rialzato, Mondadori, corso Vittorio Emanuele.
avevo un'ora, solo un'ora, ma non sono salito subito, non ero certo di volerci essere.
arrivato allo store mi sono infilato come sempre di sotto, reparto musica.
di questo posto avevo memoria di strumenti esposti, mi serviva un plettro, ma di strumenti nemmeno l'ombra. mhm, un tempo qui c'erano le messaggerie. ero bambino e ci venivo a sbavare, prima di capire che gli strumenti quelli veri li trovi usati in posti più sudici e fuorimano.
poi da ragazzino passavo le ore tra i 33 giri di vinile. copertine grandi con tante promesse dentro. il fruscio dei solchi. mondi da esplorare.
oggi niente di tutto questo, cd e dvd e blu-ray. ma va bene così. mi fermo allo scaffale "serie tv". voglio tenermi addosso quel chiletto di inglese che ho messo su. ma devo nutrirlo con roba interessante, verifico che ci siano traccia audio  e sottotitoli in lingua e scelgo la prima stagione di Californication. perché sembra carino, perché promette qualche scena audace  e perché mi ricorda un disco dei redhot. insomma quanto basta.
la cassiera al piano mi guarda pochissimo. fa tutto in fretta. Io e un gentilissimo gigante nero scopriremo poco dopo, ai varchi antitaccheggio della Rinascente, che non mi ha smagnetizzato il cofanetto, vabbé.
ma è chiaro che sto tergiversando.
ho un appuntamento io, preparo gli argomenti.
scale mobili. il posto è nella zona romanzi, davanti alla P.
ti trovo, sei lì che mi aspetti ma non fai nulla per farti trovare e non ti volti quando ti tocco.
ma certo, non ti volti perché sei un libro.
ti tengo tra le mani e ho venti minuti da passare con te, per conoscerci e decidere se verrai a casa con me.
perché anche se sei un libro verrai a casa con me per fare l'amore stasera stessa oppure non ci verrai affatto.
mentre ti sfoglio ripenso a chi mi aspetta a casa, Fred sul comodino, Jeffrey sulla cappelliera dell'auto. mi aspettano da mesi, ma ho l'attenuante di non averli portati a casa io, regali.
che mi succede? è passata l'estate, quella degli amori estivi, quella che di solito mi vede partire per viaggi lunghi 500 pagine, dopo un anno speso a masticare testi tecnici e appunti.
che mi succede? me lo chiedo mentre mi rendo conto che ho già deciso, caro Chuck, che stasera non sarò tuo.
quello che succede è che ho trovato parole diverse, caro Chuck, parole vive.
e che per un po' frequenterò loro più di te, più di voi.
ci sono scaffali diversi, al mondo, carichi di parole vive, romanzi che si stanno scrivendo, vite che si raccontano. vite capaci non solo di scriversi, ma anche di leggerti.
gli scaffali che frequento sono quelli con la A, la B, la E, la G, la K, la Q, la L, la M, la v.. ma è un continuo rimando e so che presto doppierò l'alfabeto.
Alcuni di questi non sanno che li sto leggendo, ad altri invece infilo post-it più o meno ispirati tra le pagine. alcuni li leggo dalla fine, altri dall'inizio, senza regole. a volte mi vengono a trovare, regalandomi una graditissima comparsata nella mia storia.
e sono stati proprio loro a parlarmi di te, caro chuk, così come sono loro a mandarti in bianco stanotte.
ma, sono certo, ci rifaremo, tu ed io.
va tutto bene ma sai che c'è? non è il tuo momento, non è ancora l'ora buona per il nostro appuntamento.
a presto, chuck bello.





#019 il post(o) segreto.


quello che hai pensato e non hai mai scritto.
quello che hai scritto e non hai mai pubblicato.
perché fuori contesto.
perché fuori controllo.
perché troppo personale.
perché troppo pieno di quello che sei.
perché dopo di quello gli altri post non saranno più gli stessi,
a cominciare da quelli già pubblicati.
perché troppo dedicato ad una sola persona,
mentre qui tu vuoi parlare a tutti.
perché troppo diretto.
perché osceno.
perché è il riflesso del tuo peggio.
perché ha l'odore del sesso.
perché ha sotto un motore che lo sai, che una volta acceso non lo fermi.
perché certe parole hanno bisogno di certa musica, sotto.
perché certi silenzi non ci stanno in un 17 pollici.
perché era giovedì e di giovedì non ci riesci proprio.
perché l'amore di altri tempi vuole mezzi di altri tempi.
perché tanto è uguale.
perché perle e perché ai porci.

per questo sei passato/a? speri di trovarlo qui?
perché è esattamente questo il motivo
che mi porta a scandagliare questi fondali,
e a passare anche da te.
raccattare parole come perline, 
per farci collane buone per l'amore.
per quando ci sarà il tempo per fare l'amore.







#018 consecutio



"La macchina del tempo non esiste e non esisterà mai." [Anonimo, XXI secolo d.C.]

"dici?" [Anonimo, V secolo a.C.]



#017 from the gym


sei uscito dalla doccia fradicio. ciabatte inzuppate.
hai lasciato una scia d'acqua, con l'addetto ai pavimenti che ti guardava sconsolato.
hai reso impraticabili tre metri quadri attorno a te.
il tutto con un muso duro da killer, i tribali, le fasce dorsali che ancora ti pulsano e le sopracciglia fatte ieri.
Quando, dopo esserti messo jeans stone-washed e maglietta D&G, ti sei infilato i calzini di spugna e hai camminato imperturbato sulle tue acque ho pensato che tu ed io non siamo in fondo così diversi.
è che viviamo in universi paralleli che coesistono in questo spazio tempo, e a quanto pare solo nel mio l'acqua è bagnata.
in compenso nel tuo il sole abbronza anche di notte, pare.

che ore sono, lì da voi? ce li avete i fenicotteri? e gli ausiliari della sosta? no? figo..




#016 sipario


quando lo vedi fermo è perché è tutto finito.
oppure tutto deve ancora iniziare.
qualcosa è successo, oppure qualcosa deve succedere.
oppure le due cose insieme.

un sipario lo puoi vivere dal lato del palco.
un sipario lo puoi vivere dal lato della platea.
sempre lui, sempre quello, ma è diverso.
tanto diverso.

quando si apre: aspettative. inspiro.
quando si chiude: bilanci emotivi, rimpianti, rimorsi. espiro.

l'apertura del sipario è come l'apertura delle paratìe di una diga tra due laghi, mari, oceani.
nell'attimo esatto in cui questo avviene parte uno scambio di flussi, correnti, cose che si mischiano.
cose che partono, arrivano e tornano indietro mischiate ad altre cose.

quando apro certi blog, qua dentro, vorrei che qualcuno mi avvertisse.
che si abbassassero le luci, prima, e che ci fosse quell'attimo buono per prendere aria.








#015 fine del mondo.

prima o poi ogni blogger dovrà farci i conti, giusto?, mi porto avanti e chiudiamola qui.

TITOLO: la fine del mondo.

SVOLGIMENTO 1)
non ho capito,
uno per volta è "prima o poi tocca a tutti." ammorbidito in qualche caso da "..e fino a prova contraria anche a me",
tutti insieme invece diventa "azz. proprio quando ero in vita io?"..
non ho capito. se muoio insieme a tutti gli altri muoio di più?
una supermorte apparecchiata per cena?
che poi, accadesse, te li immagini i giornali il giorno dopo?
beh, no, infatti. appunto.

posto che non ci credo, mi piace ridere in faccia a chi ci crede:
sai che c'è bello? ci sta anche che tu possa aver ragione, nel caso ti consiglio di metterti un bel cartello al collo con scritto [io l'avevo detto! gna! gna! ] cosicché tu possa finire diritto nel girone dei portasfiga petulanti e sveltire la pratica.
e visto che presumibilmente in quel momento mi passerà davanti agli occhi il film della mia intera esistenza devo solo ricordarmi di aggiungere alla fine del film la scena esilarante del vederti morire cercando inutilmente negli occhi di tutti l'estremo riconoscimento della tua saggezza.
almeno ghigno un po' anch'io.

mi permetto inoltre di introdurre la variante del "muore solo chi ci crede."
allora si, sarebbe divertente.
anche se immagino che questa variante sia a ragion veduta poco credibile e con qualche problemino di logica irrisolto.

SVOLGIMENTO 2)




..per me comunque non era poi 'sta gran figa, io la fine del mondo l'ho vista in altri occhi.



#014 piove. anche qui.



c'è questa idea ancora un po' in fase embrionale secondo la quale queste pagine possono diventare il luogo della corrispondenza tra ciò che si muove dentro e le parole.
se questo è il presupposto non ce n'é: se piove fuori deve piovere anche qui.
cerco una mediazione: guardo la gatta che seduta di fronte al davanzale guarda fuori.
quando stavo in centro città la pioggia era quasi muta, al terzo piano non ci arriva il battere a terra delle gocce, no. al terzo piano arriva al massimo lo strombazzare di quelli cui la pioggia sta rubando quarti d'ora di vita causa traffico.
ora non è più così: l'affaccio ora è sul giardino dell'appartamento di sotto, e le gocce cadendo si trasformano in rumore di pioggia sull'erba e sulle foglie e in odore di terra bagnata.
pioggia autunnale, questa. discreta, affatto violenta, persistente.
la qualità, nel piovere, conta.
perché esiste un tipo di pioggia che non si prende le prime pagine dei giornali, che non decima i raccolti, che non travolge di fango la casa di nessuno e che certo non fa vittime.
quel tipo di pioggia, anzi, QUESTO tipo di pioggia somiglia più ad un sospiro di un cielo che dopo tanto sbandare ritrova la strada della sua giusta stagione. ed è piena dei racconti che solo con questo tempo vengono pescati in mezzo ai ricordi.
è la pioggia a cui pensi quando pensi alla pioggia sul mare, è quella che raffresca l'aria e che non sa di sollievo ma piuttosto di un grande e unico pensiero sommesso.
è una pioggia che si porta dentro, attutito, il rumore di ogni battaglia e ogni sconfitta.
è una pioggia capace di mescolare i pensieri più grevi con quelli più lievi.
è una pioggia che tiene in pancia il ritmo della terra.

credo che certe parole possano prender forma solo in giorni come questo.
che certi pensieri abbiano bisogno della pioggia tanto quanto ne hanno certe colture di stagione.
e, si, credo che questo sia un tempo buono per il sentimento.










#013 specchio

Volevo postare la foto di uno specchio.
affinché tu che leggi potessi vederci il tuo volto.
ma non è cosa tecnicamente possibile, riprodurre uno specchio sullo schermo di un pc.
vero è che certe parole possono avere un effetto simile, benché selettivo.
simile: riconoscersi in una pagina altrui.
selettivo: questa cosa non può funzionare per tutti, anzi non funziona quasi con nessuno.
è il gioco del ritrovarsi nei rivoli dell'altrui pensiero,
cantami la tua nota e vediamo se risuona.

volevo postare la foto di uno specchio.
ma non è cosa tecnicamente possibile, riprodurre uno specchio sullo schermo di un pc.
allora ho pensato di metterci un lemure del Madagascar.


.. scherzo: è uno specchio, ci sono riuscito. 
adesso puoi preoccuparti e correre in bagno a controllare.
;)