#103. l'amore bonsai.


ero in doccia, dopo la palestra, pensavo a un post, anzi lo stavo letteralmente scrivendo dentro la mia testa.
parlava di fisica, lo avrei intitolato F=ma.
ma poi le voragini del pensiero mi hanno portato a riflessioni sull'amicizia uomo/donna e sull'amore.
certe amicizie sono amori bonsai, accuditi e curati fin da piccoli affinché non crescano, affinché non esplodano in fioriture capaci di spostarci vita e futuro.
e l'amore che per molti è oggi casa forse non è altro che una potatura sbagliata al momento più giusto.

puoi metterla come vuoi, ma se la terra è buona l'amore è infestante e quello che ti può salvare è il ph dei quaranta e passa: ma quindi? niente di nuovo sotto il suolo? no, anzi, sei comunque in grado di accudire, di veder crescere, di mettere un seme e di guardarlo esplodere di vita, non crescerà, ma resterà con tutte le sue potenzialità dentro.
aspetto commenti, che io le cose le vedo prima di capirle e le capisco senza riuscire a vederle.
ancora mi sto chiedendo quanto sia poco sarebbe saggio tipo toccare le tette ad un bonsai oppure un bacio labbra a labbra, forse non sarà sarebbe saggio neppure un po', ma è comunque un bonsai e non ne farei tragedie.

e comunque non ho ancora metabolizzato l'esistenza del Megalodonte. 

#102. vento di notte.

è aria che viene e non sai da dove,
è aria che arriva dalla terra, aria asciutta, orfana di una qualunque stagione.
è un bagliore oltre le nubi che riescono ad essere viola e cangianti anche nel buio.
è un'amica speciale accompagnata a casa, è il restare fermo lì, in auto, a sentire il mondo.
è l'odore del buio è il rumore delle nuvole,
è questo vento che sa di lontano [*], questo vento che rende le solite cose diverse dalle cose solite.
è una soglia in bilico tra il baratro e il futuro.
è il guardarmi con gli occhi di un tombino e ritrovarmi nello stesso posto, ma due piani più sotto.
è un viaggio intrapreso a seguire le volùte di un fumo nero, caldo e denso.
è il mondo che cambia mentre io resto lo stesso,
oppure sono io che cambio pelle ancora, ancora, ed ancora.
sono le mille parole che mi sfrecciano accanto senza che io faccia nulla per fermarle, per intercettarle.
è solo e sempre vita da masticare con cura prima di deglutire.
fa male?
no, ci si abitua ad ogni cosa, anche alla disabitudine portata in dote dalle incostanze.
sono lontano, sono vicino, vediamoci ma non oggi, che oggi è complicato.
è sempre lo stesso vento, quello che soffia sulle cose complicate e su quelle che no.
mi inclino, mi offro di taglio, sempre di più, almeno fino a che non sentirò un suono.
un innesco, mi serve, in questa notte da sparo.