#106. il primo dei giorni

è come nel vuoto siderale, dove il suono non si trasmette.
è lo strato di ghiaccio residuo che non ti permette di emergere e respirare.
è tutto quello che ti tira sotto, è la corrente contraria, è l'aria ferma del primo giorno che vedi l'autunno: troppo presto dopo troppo caldo.
troppo di tutto fino ad intasare i sensi.
e i buchi tra le parole e il pensiero che si scolla dalla realtà e la vita degli altri che scorre veloce senza che nessuno riesca a sporcarsi almeno un po'.
sporcarsi.
in assenza di battito tuo ti ritrovi a ballare su quello degli altri, anche se tutti là fuori ti vogliono forte e presente.
non è un bel periodo, non è un brutto periodo, gli alti e i bassi ben compressi sotto le suole.
quello che hai è quello che sei, il che non è il massimo se non sei anche immortale.
aspetteremo che tutti i colori si asciughino, drenati dall'asfalto, fino a diventare un tutto scuro scuro.
e poi la fatica della notte che non è altro che mettere un intero pianeta tra te e il sole, dici poco.

ma.

ogni giorno è il primo dei giorni.
e un giorno che non riesce a cambiarti neppure un poco è un giorno sprecato.
perché altrimenti siamo rottami alla deriva nello spazio.
e quindi forza, chi lo beve un caffè che oggi c'è da metter mano a un sacco di roba?