#040 leggerezza


va bene. tutto vero. vero che qui si scrive poco e perlopiù di notte. e allora escono solo certe note. solo il nero, ha detto qualcuno. e quella voglia di farsi sotto, di arrivare vicino. quella voglia che riesce ad urtare. l'invadenza del farsi sotto sfacciato, del cercare subito gli occhi. delle parole pensate e pesanti.
e le regole da imparare e le regole da inventarsi. e le piccole conquiste. e i piccoli buffetti. cose che qualcuno ha provato a spiegarmi, come chi mi diffida dal passare e si nasconde da me, che mi aspetta con un bastone pronto a spezzarmi le ossa per reati di prossimità. il non rispondere, il non raccogliere. chi semplicemente e gentilmente fa notare che la vita è altrove e chi invece viene accanto e non ha paura di dire sei un coglione, ma puoi peggiorare. ma a tutto questo c'è un rimedio. e questo rimedio è qualcosa che sempre rimando ma che in fondo so che mi appartiene: leggerezza.
il re dei cazzari direbbe che c'è ancora molto da fare ma ancora di più da disfare. il re dei cazzari butterebbe tutto in vacca. sparigliando le carte, aprendo alle allusioni, sposando consuetudini e facendo lo spaccone. è che tutto questo bisogno di esserci alla fine non è altro che la dichiarazione di assenza da se stessi. ma va bene, va bene, non ci sono problemi. è solo il punto di partenza. basta essere per gli altri quello che si vuol essere per se stessi e, alla fine, quel che davvero si è. scrivere vaffanculo! sullo specchio e non scordarsi a chi lo stai scrivendo.


55 commenti:

  1. Sono giochi pericolosi quelli che fai. Io lo sapevo. Il tuo è un dare dare dare. O sei un frate, o dopo un po' gli occhi cominciano a pretendere di voler trovare un qualche frutto derivante dalla semina.
    Sono giochi pericolosi, sì. Chissà quanto reggerai ancora.

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    1. è un transitorio, Arianna (e no, non sono un frate.)
      ad un certo punto si trovano gli equilibri. si sceglie. si dosa.
      quando sono arrivato era molta la voglia di dare. di esserci.
      più che la voglia di dare era la necessità di buttar fuori parole. un flusso continuo con cui, e mi scuso, ho investito molti posti, qui.
      un tizio col fucile in mezzo alla spiaggia. mi hanno dato del pazzo, del genio, del drogato.
      ma ho sempre e solo usato le munizioni trovate sul posto.
      e ti assicuro che molte volte ho scritto più per me stesso che per gli altri, forse l'errore è non averlo fatto qui. ma aver abusato di spazi costruiti da altri. altri ritmi, altra luce.
      questa è una delle cose che rivedrò.
      nei vostri post(i) trovo cose mie e le ribalto. mi piace mettere in discussione tutto. ogni volta. a volte ho anche esagerato, lo capisco e lo ammetto.
      mi piace scavare. ma a pochi piace che lo si faccia nel loro giardino. è ovvio. è naturale. è anche giusto.
      ma l'equilibrio è dinamico, trova un senso nel percorso, nello slancio.
      e mi ha già portato in luoghi diversi.
      quello che ho scritto stanotte è una tappa. un punto di ripartenza maturato.
      quello che ho capito è che non tutto passa in chiaro. la mia ostinazione nel farlo, nell'espormi in pubblico è dovuta a cautela, più che al rifiuto di un confronto individuale.
      io imparo.

      le tue parole:
      pretendere.
      giochi pericolosi.
      reggere.
      voler trovare.
      usi parole fredde, di quella freddezza che una persona come te di solito riserva a se stessa.

      ma ti ringrazio per averle usate, qui.
      e sento l'affetto.
      voglio però rincuorarti. la mia stabilità non dipende da quanto avviene qui. ho zavorra. e quando non basterà ammainerò qualche vela.





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    2. Direi che il post ha tutto un corollario tra i commenti e direi che ciascuno di noi scrive per qualcosa che gli si muove dentro e contemporaneamente è la stessa scrittura a volte a rimescolare le carte ferme tra stomaco, cuore e polmoni (lontane dalla testa) e rimettere in moto full o poker o farci accorgere che avevamo il sette di denari in mano e non l'avevamo manco visto.

      "Leggerezza"...era il tema del mio post di Natale di due anni fa, la leggerezza è una disposizione mentale o un caso?!
      ;-)

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    3. da un lato l'esercizio dello scrivere che ci costringe a formalizzare il pensiero, a mettere in fila le parole anche solo per poter dar loro un senso compiuto.
      dall'altra il bisogno di leggerezza che invece suggerirebbe di cogliere le parole man mano che affiorano. così. senza per forza riordinarle.
      forse è tutto nel momento. esistono momenti in cui queste due forze collaborano. sono i momenti in cui lo stare qui ti apre una piccola finestra su di una verità.
      un pezzettino di consapevolezza in più.
      cercherò il tuo post. natale 2010. cercherò.

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    4. Da un lato e pure da quello opposto penso che un blog sia un posto immateriale dove appendi immagini, frasi, idee e quello che ti pare che poi succede che le tue cose le tieni li per ricordartene (chè stai invecchiando e ti scordi pure come ti chiami), per seguire un impulso istintivo o perchè hai bisogno di dare una forma a tanti pensieri e quindi li stendi sulla pagina e poi vai giu di mattarello. Poi succede che qualcuno passa e ci trova suggestioni, idee, ricordi che gli fanno solletico in quelche parte dell'anima, oppure fanno sorridere o bla bla del genere. E così si passa al trasformare il blog in una piazza dove riversi tutta la tua merce e tutto diventa un compraevendi tra commenti e rimbalzi. Ecco, fino a quando riusciro ad evitare questo continuerò a scrivere su di un blog poi passerò alla scrittura sulla buccia d'arancia (così distraggo pure gli occhi dei miei lettori dalla cellulite) ;-)
      Lo so che non ci si capisce un tubo ma sono le 20 , è venerdì e ho una fame-bestia.
      :-)

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    5. mi hai regalato questa immagine, te la descrivo:
      un tavolo bianco sul quale con metodo e dedizione io ho disposto una serie di ricordi, di emozioni, di spunti di riflessione. il tutto in forma di parole.
      il tutto collocato con attenzione alla forma, agli equilibri, alle distanze tra le cose.
      poi succede che arriva qualcuno e ti fa notare che una certa cosa sta bene lì dove tu l'hai messa, ma che in fondo avrebbe comunque senso se fosse spostata di u po', o ruotata, o rovesciata. e tu ci pensi un po' e lo fai: la sposti, la ruoti o la rovesci secondo un tuo modo di interpretare la realtà. a quel punto hai dato inizio ad un susseguirsi di reazioni a catena, perlopiù involontarie
      e il quadro complessivo cambia ogni volta, inglobando ogni possibile errore o incertezza, ma anche arricchendosi di parole nuove, portate a noi sull'onda dei rimbalzi.
      e questo per me è una cosa necessaria, preziosa. e se sono qui è perchè è quello che serve. quello che MI serve.
      ;)

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    6. E fin quando serve facciamocelo servire ;-) Che poi è fatale che se nello scrivere ci mettiamo noistessi (pure quando raccontiamo qualcosa che ci è passato accanto e che mica per forza è strettamenteautobiografico) tutto quel materiale in movimento, il riversarlo sul tavolo e osservarne la forma ed i modi ed incontrare magari pure qualche voce che nota un angolo spiegazzato o una sfumatura che si accosterebbe meglio altrimenti, diventi un naturale processo di analisi psicanalitica.
      Però ho imparato che il blog deve restare una delle proprie forme di espressione...una delle tante (tipo oltre fare le piroette per strade, camminare sui trespoli e andare alle mostre vestita da mostro) ;-) Questo è un non-luogo e abbbiamo bisogno di luce e aria e pane nel forno per restare Vivi ( e il blog è come una bella sciarpa che indosso mentre cammino cercando il nome della via di dovedevoandare ma nel mentre devo ricordarmi qual'è il nome da cercare)

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    7. PS: ah, si si...le reazioniacatena le conosco personalmente. siamo andate a cena insieme qualche anno fa piu' o meno per il mio compleanno dei 40anni e da li in poi è stato tutto un susseguirsi di movimenti, rivoluzioni, guerre, distruzioni...e costruzioninuove ;-)

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  2. Io riesco a scrivere soltanto al mattino, però mi vengono sovente note scure e a volte mi assale la tua stessa voglia di mandarmi là, dove dici tu :) un abbraccio.

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    1. beh, saremo in molti, laggiù, ora di sera.
      ;)

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    2. ci sono, giorgia, ci sono.
      leggerezza e silenzio.
      parole in salita, in questi giorni.

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  3. Non è un percorso in parallelo, in realtà ci si porta lì quel che qui si trova e viceversa. E' anche questo, spesso unilaterale, un rischio da assumere a mio avviso, perchè può capitare che ne valga la pena, anche solo per una persona, anche solo per se stessi.



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    1. per un po' le ho chiamate infiltrazioni.
      poi ho cominciato a pensarle più come trasferimenti tra la luce ed il buio.
      attraversi scale percorsi e vicoli tortusi, spesso fuori da qui. viaggi siderali o piccoli sogni da pennichella pomeridiana. tanti rivoli che confluiscono in un unico sentire.
      butto fuori tutto. qualcosa torna. elaboro. e così da capo.
      ma comincia ad affiorare la voglia di leggerezza. appunto.
      alla fine deve valer la pena per se stessi, solo per se stessi. oppure si chiude.

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  4. Gli Egizi credevano che il peso di una piuma servisse per misurare il cuore di un uomo. La leggerezza ha un peso, la leggerezza ha un senso. Non sentirtene sminuito.

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    1. la leggerezza è da perseguire.
      per me, ora.

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    2. La leggerezza non può essere perseguita. Altrimenti suona insopportabilmente finta. Motivo per cui un sacco di blogger che aspirano alla leggerezza sembrano solo svampite e cretine.

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    3. ma io ce l'ho.
      oh, se ce l'ho.
      devo solo decidere di mettercela. è una cosa preziosa, sai. ma lo sai.

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    4. Bene. Allora ha a che fare con qualcosa di innato o con uno stato d'animo determinato da un insieme di circostanze favorevoli.

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    5. o, forse, le due cose insieme.
      una botta di culo proprio. ;)

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  5. non ho capito perché.
    mi sembra una mutazione per fattori esogeni, e mi dispiacerebbe. perchè avevo interpretato il tuo restare coerente come una sfida alla tanto decantata e tanto facilemente apprezzabile leggerezza.
    o forse ho capito male.

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    1. nessuna sfida, Margherita. perché dovrei.
      questo è qualcosa di più che marketing, ti pare.
      sono e sarò quello che sono, e non temere, io per qualcuno sarò quello che sempre sono stato.
      soprattutto per qualcuno.
      per te senz'altro.
      sarò solo più attento a non imporre i miei modi laddove sono distonici.
      ci sono persone che qui non passano nemmeno, perché dovrei insistere imponendo i miei punti di vista se non c'è alcuna voglia di reciprocità? dopo un po' capisco. e stacco.
      Arianna ha ragione. non voglio pormi il problema di dover reggere.
      sceglierò dove.
      e certe parole prenderanno percorsi più privati. liberandosi peraltro dai vincoli derivanti dall'essere in chiaro.
      ma qui. in TFT non cambierà nulla, nulla. quando non avrà più senso stare in questo posto semplicemente me ne andrò.
      (ma non dimenticarti la playlist. dobbiamo arrivare a venti. )

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    2. Non so a chi tu ti stia riferendo quando dici che non c'è reciprocità, ma poco importa. Forse quello che esprimi può non interessare a tutti, ma questo non significa che chi non passa di qui non sia interessato a ricevere il tuo punto di vista.
      E se fosse così, basta semplicemente non darglielo più.

      (Io nei blog che seguo non commento sempre, solo quando ne ho voglia e ho qualcosa da dire, non amo l'idea di sentirmi legata ad un obbligo di presenza fine a se stesso. E non sempre, se esprimo un parere, ricevo una risposta, ma non interpreto questo come un "non mi interessa il tuo punto di vista", ma come un "io ho espresso il mio tramite il post, tu il tuo tramite il commento".)

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    3. "E se fosse così, basta semplicemente non darglielo più."
      è esattamente quello che intendevo.
      è un concetto generale, non mi riferisco a qualcuno in particolare. senza dubbio non posso riferirmi a chi qui c'è. come ci sei tu, ad esempio.
      ho sperimentato rimandi molto stimolanti, rincorse nei post e nel tempo, il materiale che alcune persone hanno accumulato qui è davvero tanto, per spessore e quantità. c'è così tanta sostanza umana, cuore e pancia, in questo luogo che davvero vien da pensare a quale mole di umanità si sia persa nei secoli addietro.
      e non ho dubbi: Baudelaire sarebbe stato un blogger. ;)

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    4. Beh tanto il caro Baudelaire ha fatto in modo che arrivasse fino a noi quello che voleva farci sapere, anche senza web e senza commenti e controcommenti.
      Lui voleva scrivere.
      Comunque si può scrivere anche solo a se stessi senza condividere o senza voler avere un riscontro.
      Dipende dal senso che diamo alla nostra scrittura. Per chi lo si fa? Per quale motivazione?

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    5. io per esempio mi do dei soldi, per scrivere. 5 euro a post.
      da tasca sinistra a tasca destra.
      poi mi do dei soldi per leggere quello che ho scritto. 5 euro a post.
      da tasca destra a tasca sinistra.
      è chiaro. lo faccio per soldi, solo per soldi.

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    6. Sei in pareggio dunque :) E' già positivo.

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    7. almeno fino a completa consunzione della banconota..
      poi dovrei metterci i costi fissi e gli ammortamenti.
      no, non sono proprio in pareggio..
      temo che sarò costretto da gennaio a passare a 6 euro. ;)

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    8. Eh sì. Mettici l'aumento dell'iva, istat ecc.ecc. Probabilmente ci sta. Solo che ti consiglio di usare le monete, sono meno soggette a consumo rispetto alla carta :)

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    9. mhm. le monete consumano le tasche. potrei usare transazioni elettroniche. al costo di un euro a transazione.. sigh.
      è davvero dura la vita da blogger. poi ti ritrovi a spacciare per mantenerti, assumere le droghe che vendi e a scrivere post deliranti sulla leggerezza. lo so. finirò così.
      se non è già successo..

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  6. Kundera direbbe che la leggerezza è pesante. Ma si sa, uno come lui non va più di moda. Ci vorrebbe Fabio Volo. E' così difficile resistere alla tentazione di dover spiegare perché si è ciò che si è? (E' possibile che il commento venga duplicato...non me lo prendeva!)

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    1. la tentazione di dovere fare una cosa.
      parole che si incastrano tra loro, in un certo senso.
      questo è un posto con una fila di sedie ed una fila di specchi.
      ciascuno davanti al suo. qualcuno di fa un giro, guarda nello specchi degli altri.
      a volte ci si riconosce, e allora si ferma a scambiare due, tre, mille parole.
      alla fine è questo: fisionomie da costruire, pezzi da comporre.
      non è difficile resistere alla tentazione di dover spiegare perché si è ciò che si è.
      infatti è pochissima la gente che ha aperto un blog. (e ancora meno la gente che ha un blog dal 2007.. :) )
      ma se me lo chiede una che lo fa da settembre 2007..

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    2. Se non le spiace, mi immagini seduta a sfogliare un giornale andando alle rubriche che seguo abitualmente. Lo butterò via subito dopo, senza che abbia lasciato traccia.

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    3. non mi spiace, non mi spiace affatto.
      tu sei tra le persone che hanno scelto di mantenere coperto il loro specchio, girando tra quelli altrui e lasciando commenti spesso pungenti, a volte spietati. ma che hanno il dono della schiettezza. e la schiettezza è sempre utile, per quanto possa fare male.
      quindi ti offro una seduta comoda e luce diffusa. leggi le tue rubriche e se possibile raccontaci un po' del mondo per come lo vedi.

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  7. Avere un blog non significa necessariamente spiegare agli altri ciò che si è. Qualcuno ha parlato di "manierismo", e si. E' così bello fissare la propria immagine allo specchio, lodarsi per ciò che si vede riflesso. Non è un obbligo che gli altri capiscano, o che approvino. O ancora che debbano avere delle risposte. In realtà io un blog ce l'ho dal 2003, fino ad oggi senza soluzione di continuità se non per qualche ora credo. Solo che del primo ne ho perso i contenuti, a causa di un "black out" di rete, o server, io ed altri non lo abbiamo mai capito :).
    Poi c'è stato un trasloco su Splinder, e ora su Altervista.
    Sarà per questo, però, che ho imparato che non si piace a tutti, e ciò non è un male. E' un male, invece, doversi lambiccare il cervello con gli altri in un posto che, teoricamente, dovrebbe essere un rifugio per sé stessi. Questa, almeno, la mia opinione. NOn condivisibile...te lo concedo!

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    1. oh. ma queste sono prove tecniche di trasmissione.
      non dimenticare che questo posto esiste davvero da poche settimane..
      lambiccarsi il cervello. in effetti è quello che sta succedendo qui, in questo post.
      però in pochi scambi qua sopra sono uscite così tante e distanti posizioni da farmi pensare che sì. che ha senso.
      e SO che ci sono altre persone che avrebbero un'opinione altrettanto interessante. alcune di loro , pur leggendo, non la condivideranno.
      comunque il discorso sta prendendo una piega più impersonale e indipendente dalla mia personale posizione, peraltro non chiara nemmeno a me stesso.
      e questo ha senso.
      no?
      (peccato per il tuo blog perduto, però..)

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    2. Peccato si, ma pazienza. Lo ricordiamo io e alcuni altri amici blogger. In verità poi diventati amici davvero.
      Si, in effetti le pieghe impersonali sono fastidiose e a volte sterili.
      Tu continua sulla tua strada, sai benissimo qual è. Non c'è bisogno di dirlo, no?! Baci

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    3. mhm. sa un po' di commiato. tieni duro. avremo post più facili. qui, da te, altrove.

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    4. Non era un commiato triste...era un commiato con la certezza che il tempo che passerai qui saprà come spiegarti e spiegare tutto. Post più facili? Se ogni persona è un universo tanto facili non saranno!

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    5. non facili, forse, ma nemmeno così contrastati. io stesso posso vedere quanto questa pagina sia ricca di pensieri contrastanti e contrastati, inversioni a u, cuneette. freestyle, insomma.

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  8. Leggerezza...sarebbe bello poterla usare come una spezia, come l'ingrediente segreto che rende unico il piatto, riconoscibile lo chef ed irriproducibile il risultato. Sono andata al mercato con la mia sportiva ma sul banco degli aromi della leggerezza in barattolo(non da spalmare!) nemmeno d'ombra. E credo di sapere perché. Bisognerebbe usare un barattolo a tenuta stagna, di quelli che non si possono aprire perché se li apri il contenuto, volatile, vola via. Leggerezza è come l'aria di Napoli in lattina...o forse come la "merda d'artista" di MOrlando.
    Se potessi stanotte ti cucinerei un soufflé
    ma il mio forno fa le bizze. scalda, soffia, fa montare e poi ad un certo punto, il più bello, puffffff
    Spero tu riesca a gustare almeno il profumo della mia intenzione:-)

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    1. certo che lo gusto, anzi. mi sembra proprio di sentirlo nell'aria, come quando da ragazzino al paese passavo nella via principale e da cento metri potevo sentire il profumo di pane infornato alla panetteria del centro.
      e poi sai che c'è?
      c'è che la leggerezza se non c'è non c'è,
      ma quando invece c'è.. è contagiosa!

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  9. Lo scavo a scasso. Il più fertile.

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  10. sempre che si conosca, poi, l'oggetto di semina.

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  11. Ciò che non si capisce, si evita. O si deride. Paura? Chissà.
    Poi ci sono i silenzi. Quelli che vogliono dire tanto. O vogliono dire tutto.
    Però a parere mio, un vaffanculo ci sta sempre bene.

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    1. di che colore sono i tuoi silenzi, Ade?
      io amo quelli rossi, ma sanno fare male.
      ma molto peggio sono quelli blu.

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    2. I miei silenzi sono difficili. Non hanno mai un unico colore. Si mischiano tra loro senza neanche darmi una spiegazione.

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  12. Casomai si evita proprio quello che si capisce. Quello che non si capisce incuriosisce. Ma capisco che nel regno dei morti vigano leggi diverse. Tra i vivi il silenzio è d'oro, tra i morti il silenzio è coro. Non vola una mosca!

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  13. Bello entrare qui ed essere inondata di sensazioni da una persona che Sa Scrivere.
    Bello il tuo ignorare deliberatamente la punteggiatura, quando serve ignorarla per dare fiato.
    E per il resto, posso solo dire che gli avvenimenti della vita, che si riversano negli scritti delle sere scure, spesso sono solo un pretesto per fare un viaggio tra parole e sensazioni, e per sublimare la vita su un foglio di carta.
    Il poeta ha sempre il cuore abbastanza grande da accogliere il mondo intero e berlo come un cognac invecchiato.

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    1. .. grazie. prendo il commento e lo metto nell'elenco "cose belle di oggi", sottogruppo "..che saranno belle anche domani".
      e poi lo uso. come ripartenza per nuovi pensieri. e penso.
      penso ad esempio che un muto è spesso anche sordo.
      saper scrivere è anche saper leggere?
      non so, non mi pongo il problema dello scrivere bene. so solo che certe volte le cose che sento mi chiedono di essere p r e c i s o . e allora uso del tempo a cercare le parole giuste.

      Poi però entra in ballo un problema che mi pongo spesso: è quando manca la sostanza che ci si accanisce sulla forma? oppure no?
      la sostanza è dentro, per smuoverla servono le parole degli altri. le emozioni. tutte cose che qua nei dintorni si possono trovare. come da te.
      leggendo il tuo blog mi sono fatto un'idea precisa non già di chi tu sia (come potrei) ma di quello che mi aspetto dal tuo racconto. e poi ho in mente una scena precisa. che per me vale tutto il blog. che ne include il senso e, quindi, l'anima dell'autrice.

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    2. in effetti cerco di seguire una linea tematica precisa nel mio blog, in modo che chi mi legge sappia cosa troverà e se può piacergli o meno.
      Però quello che hai detto sulla "scena ben precisa" me lo devi spiegare :P quale sarebbe?

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    3. "Io non dico. Io lo tiro per la camicia. Ma con dolcezza.

      Due minuti dopo:
      E questo cos'era?
      Un sì."

      ti leggevo da un po'.
      la storia di lisa, johnny che arriva. qualcuno bussa, qualcuno apre. mi è salito un fremito.
      ho capito dopo, cosa fosse quel fremito. era un ricordo. l'emozione del si. la resa.
      ho dovuto aspettare del tempo. disinnamorarmi di questa scena. prima di commentare qualcosa sul tuo blog. neanche avessi sedici anni.

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    4. neanche li avessi io, sedici anni ;P
      e se devo dirla tutta, non pensavo che un post del genere sarebbe mai apparsa sul mio blog, visto com'era nato.

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    5. serendipity.
      la parola magica dell'anno. :)

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  14. Signor Red, la informò che il suo modo di fare mi ricorda Uriah Heep. Corro in lavanderia.

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