una domanda che arriva.
prima o poi cade sul tavolo,
anzi, si schianta proprio.
come se fosse LA domanda che tutti hanno preparato, cresciuto, accudito e fatta diventare grande.
chiseicosafaiquantiannihaidadoveseisposatoseisinglemahaifigliahnononnehaiperòscrivibenedai.
in pratica un breve setup relazionale. misure prese. un'annusatina e siamo pronti per lei, la "one million dollar question".
e arriva.
e non importa se il tavolo è di legno massello, di marmo, di vetro o di cemento.
si schianta sul tavolo come se fosse in caduta libera da mille metri.
fa sempre lo stesso rumore sordo.
il rumore di qualcosa che si rompe.
certamente il tavolo.
ma non è solo il tavolo.
come se le parole dette fossero solo l'imballo.
fammi vedere cosa c'è dentro,
cosa vuoi vendermi,
metti sul tavolo la merce, quella vera.
beh.
io non avevo esattamente in mente di fare marketing, qui.
comunque te lo dico, cosa voglio da te:
voglio sempre e solo una cosa da ogni persona che incontro.
voglio capire chi sei tu per me e chi io sono per te, da sempre.
voglio leggere quello che è scritto.
che tu sia l'idraulico, che tu sia le parole che cercavo, che tu sia il mio assassino, che tu sia il mio nuovo batterista, che tu sia il nulla, che tu sia il troppo, un'ombra di passaggio o il mio più grande errore/rammarico/rimpianto, che tu sia un sogno sognato o l'incubo per anni incubato, il viaggio che non farò o la conferma di dove sono arrivato.
c'è una scritta per me in fondo ai tuoi occhi, è inciso lì, quello che sarai per me.
lascia che io possa leggerlo.e intanto leggi quel che è scritto per te sul fondo dei miei.
il resto è tutto arredo d'istanti e ricalcolo percorso.
oppure "niente".