#91 ShowDown.


il fatto è che gran parte della vita si consuma nelle prove generali.
un continuo susseguirsi di ipotesi verificabili, di strade percorribili e di sentieri più o meno impervi che portano al mare, che portano alla montagna, che portano al centro esatto dell'essere soli. 
alle prove partecipano sempre in tanti, direi persino che alle prove generali partecipano tutti. 
poi, alla fine, nei due momenti che davvero contano sei solo o quasi, nel senso che nel primo dei due c'era una donna che ringhiava e soffocava bestemmie e che con qualche probabilità comunque avrebbe dato la vita per te, almeno per i primi mesi, nell'altro non lo so ancora ma credo che sì, che si va da soli. 

cade una aereo: 300 morti. tutti insieme e tutti soli. se la morte ha dentro la solitudine morire insieme ad altri 299 è davvero il grande ShowDown al banco della solitudine. 
eh, mica lo so se esiste davvero il mano nella mano in quei momenti. 
che ci dicono su questo  i resti di Pompei? ci sono abbracci nella morte più o meno violenta, certamente calda, di quella gente?
ma non era di questo che avrei voluto scrivere, questo è un impuntamento del pensiero, scavallo e continuo.
dicevo che si passa la vita a prepararsi: 
per il treno che passa una volta sola, ma che ti accorgi che i soldi che hai messo via li hai spesi tutti per il solo biglietto di ritorno, cazzo. 
per il grande amore che arriverà su un cavallo medio dalla coda piccola, 
per riuscire ad infilarsi sul più bello nella favolosa storia di qualcuno altro, 
per scamparla ogni volta anche stavolta, 
per schivare ogni buon proposito e prendersi in pieno petto un dardo imbevuto di antidoto di un veleno altrui, mentre inciampi nelle tue migliori intenzioni, ma chiariamoci, migliori sì ma non di sempre, migliori soltanto degli ultimi 15 anni o minuti, a seconda di quanto è figa la ragazza che spina birra da dietro al bancone e di quanto ti sa accorciare la memoria e la decenza.
e le ore e ore passate a cesellare talenti mediocri e a trascurare quelli accettabili, che tanto non c'è sfida in quello, non c'è sfida nella vittoria: non sa abbastanza di ferro e/o di sangue, una vittoria, no, ci vuole anzi una sconfitta possibilmente schiacciante, per sentire il ferro, almeno quello attaccato allo zoccolo del cavallo di un passante qualunque, passante che in una notte di colori accesi hai nominato quale acerrimo quanto inconsapevole nemico.




22 commenti:

  1. Per quanto mi riguarda, la vita è uno sliding doors spesso bizzarro, che mi travolge in continuazione facendomi cambiare vita, o semplicemente programma, sempre senza che la vittoria lasci impronta più profonda di una sconfitta che lì per lì, giuri, non riapparirà.

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    1. credo sia così per tutti. palline che si muovono a caso su di un piano inclinato da noi.
      perchè comunque qualcosa possiamo farla, in fondo, gestire le pendenze gestibili, decidere le direzioni. con l'illusione di fare passi coerenti nel corpo a corpo con le giornate che si susseguono.

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  2. quanti secoli durano i minuti di una caduta da 8000 metri, quanti Oscar alla regia vinci in quei minuti e di quanti film?
    ma è importante su che cavallo arriva quest'amore se è amore? è perché si vorrebbe sempre vivere in una favola e si finisce col cadere in quella altrui?
    sembro sempre più rieducational channel ;)

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    1. e perché si vorrebbe sempre ecc ecc

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    2. ma no amanda, non sembri affatto Vulvia. ;) semmai IL FIGLIO. ;)
      pensavo al fatto che con l'aereo in picchiata la gente si trova a rivedersi il film della propria vita (che poi adesso te lo dà Facbook in anteprima - brividi).
      io invece potendo scegliere preferirei godermi i titoli di coda. Anche solo se scoprire se è stato tratto da una storia vera o se, come un po' spero, il mio nome compare tra i credits per la sceneggiatura e non tra le comparse.

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  3. Lo sliding doors, stavolta, t'ha appioppato un premio... sei invitato a spulciare da me... ;)

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    1. ah. uh..
      non sono bravo con queste cose. non ho le pattine adatte a maneggiarli, grazie. ci provo. però grazie..

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  4. ma in fondo è anche un po' bello, no? sarà che il teatro è una grande componente della mia vita, e le prove generali nel teatro sono la parte della curva crescente, sono quel momento magico prima del plateau, quella potenzialità in nuce di aprire ad ogni possibilità, sarà...

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    1. io credo che sì. che sia questo, il vivere. in effetti comunque sarebbe un po' tardino per cambiare idea. facciamo che ogni giorno va vissuto con un occhio al presente, uno al futuro e uno al passato. La preparazione del giorno spesso è quella che dà un senso.
      e un'altra cosa: le mie piccole rivoluzioni quotidiane arrivano sempre quando sono da solo. c'entra? secondo me c'entra.

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  5. Queste parole sono meravigliose nel loro essere sole.
    Ci penso spesso, sai. Passo più tempo a pensare di vivere che a farlo realmente. E poi? E poi sarà quel che era prima di essere. Il prima e il dopo la vita beffardamente sono identici.

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    1. penso che il post sia spigoloso e mediamente mal scritto. frasi che si attraversano incespicando..
      ma è il modo in cui sono uscite e forse ha un senso anche questo.
      le correnti che arrivano di traverso portano spesso parole nuove.
      tu poi hai un modo tuo di viverti, arredi te stessa, ti trasformi, lavori sulla materia. io mi limito agli schizzi preparatori e alle macchie di colore fatte con le mani come da bambini. tu scrivi sulla tua stessa pelle, io cerco mura bianche ed inespugnabili da graffittare.
      pensare di vivere è la vita stessa. e poi c'è l'amore che ci mette il colore.

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  6. prepararsi alla vita.
    ci siamo.
    direzionare la prua della nave. solcare le onde. una bussola. una mappa con una rotta tracciata a mano. una rotta che a volte pare scritta con l'inchiostro simpatico.
    appare, scompare, riappare.
    e poi ci si mettono anche le isole. ché alcune isole, di notte solo di notte, si spostano (informazione confermata dallo sceneggiatore di lost).
    e mentre ti concedi una notte in rada ad osservare un cielo puntellato di baci a cinque punte, pensi che forse prepararsi alla vita è la vita che c'è.
    peccato avere la memoria dei pesci, per certe cose. (cinque secondi, dicono).

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    1. il prepararsi a vivere è la vita che c'è.
      ma in una di quelle notti puntellate, di quelle d'estate con il mare calmo, ti propongo di tuffarti e andare a cercare la linea luminosa che traccia la tua rotta.
      è sul fondo del mare, e la puoi vedere quando il mare è fermo.
      e quando è tutto perfetto, bisogna solo mettere la canzone giusta e tuffarsi.

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  7. Una volta M mi chiamò. Era furioso, era furioso perché io sono a Trieste, e prima ero a San Pietroburgo, e poi a Parigi (di nuovo, sì) e poi a Londra. Furioso perché vivevo, senza di lui, che era impantanato fra i fanghi velenosi di Roma. E io a Roma non torno mai, nemmeno per lui. E solo ora capisco il senso di quella telefonata.
    Lui infatti, in un momento di assoluto delirio, mi disse:
    Pensa a come sarà quando finalmente tutto si compirà, quando finalmente staremo insieme. C'è un letto di neve, il gelo che ci entra dentro, il corpo che non può più muoversi. I momenti precedenti alla morte per assideramento sono i più dolci e pacifici che esistano. Tu mi tieni la mano, e mentre ci teniamo la mano cominciamo a spegnerci. Insieme. Finalmente.

    E poi...
    E poi lo sai che io sono una di quelle che il ferro è il suo mestiere, che io il ferro lo devo sentire sempre. Il ferro, il sangue... Ti sento triste, frustrato. Ma io approvo, approvo tutto, perché è la mia dimensione.



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    1. sono stato con te a Trieste, sulle isole, a San Pietroburgo a vedere l'isola di Abramovich, a Parigi su e giù da Versailles, e poi anche a Bruxelles, e prima ancora mi ricordo un viaggio nella notte fuori Roma.
      Quante ne abbiamo passate insieme, Arianna. ;)
      e sì, lo so che il ferro è il tuo mestiere, che è quello che alla fine vai a trovare fino in fondo al mondo.
      e se il finale dev'essere con M su di un letto di neve la cosa per me più triste è che non potrò leggere anche quello. oppure sì, visto che lo hai già descritto qui, ora.
      ma una cosa: non triste, non frustrato, no. ho tutti i motori accesi, in realtà mi sento come uno che è pronto per quel che sta arrivando, un tenente Drogo con gli occhi fissi sull'orizzonte.
      dove mi porti la prossima volta?

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  8. Ci ho riflettuto su questa possibilitá.
    Poi mi sono chiesta: se le mie storie passate non sono culminate in matrimoni e figli, devono considerarsi preparativi buttati alle ortiche?
    No.
    La risposta è sempre stata "ho fatto quello che ho voluto. Ho vissuto".
    Incontrare persone, senza restarne ammaliati, significa che ho alzato troppo le aspettative e che rimarrô sola? Significa perdere pezzi impprtanti di storie belle che non vivrô mai?
    La risposta è sempre no.
    Ció che credo é che tutti ci ritroviamo ad attendere un treno per il quale solo il biglietto di ritorno ci ha preoccupato, trascurando che senza andata il gioco delle conseguenze non viene alla luce...
    É difficile interpretare il motivo esatto per cui prendiamo certe decisioni o accadono certe cose.
    La solitudine, che é di tutti, non è per tutti...

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    1. non potrei rinunciare alle mie solitudini. mai.
      sarebbe come smettere di espirare.
      sarebbe perdersi la metà del ciclo.
      la metà che dà un senso al tutto.
      per il resto è come dici tu. ogni passaggio trova un senso in sé stesso. e se non lo trova non significa che non ce l'abbia.
      io sono tra quelli che se non capiscono il motivo per cui il destino li ha portati ad una festa aspettano finché non lo scoprono. a costo di andarsene per ultimi.
      io sono anche tra quelli che se capiscono subito quel motivo lasciano la festa dopo mezz'ora, senza salutare.

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  9. Odio arrivare qui in ritardo, quando sembra che tutto sia già stato detto. Così oggi scrivo e basta, leggero più tardi.
    Dopo anni di lavoro in teatro impari che le prove generali non sono senza pubblico. Hanno solo il pubblico sbagliato: non ci sono i critico, non ci sono i talent scout, i giornalisti, i politici, gli ospiti che contano.
    Quelli sono tutti alla prima, quando ovviamente la performance sarà la peggiore.
    Alla prova generale dai il meglio, c'è l'emozione del palco, del teatro, delle luci, dei costumi. E una cinquantina di paia d'occhi tra vigili del fuoco e tecnici che ti guardano annoiati in attesa dei cambi d'abito dietro alle quinte quando non c'è tempo di tornare in camerino.
    Ecco la vita è un po' così. Diamo sempre il meglio quando nessuno guarda, quando i critici sono impegnati a criticare altri. Alzi la mano chi non è un dio del soul sotto alla doccia.

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    1. con il soul non do il mio meglio neppure sotto la doccia

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    2. Tu il soul lo scrivi!
      Mica si può avere ogni talento al mondo cara Amanda...

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    3. il nostro meglio, il nostro vero.
      sotto la doccia, qui.
      pensandoci un po', se c'è una cosa che non faccio mai sotto la doccia è cantare. sotto la doccia il silenzio è fondamentale, è un rito importante, la doccia che resetta il pensiero, che lascia affiorare quelli latenti. forse perché è un istante privo di stimoli, privo di letture, privo di connessioni.
      la doccia è un posto dove sei solo e dove le cose che ti succedono dentro portano a termine il loro accadimento. credo di poter dire che ogni volta che ho lasciato la decisione è arrivata sotto la doccia, così come ogni mia resa è arrivata lì.
      sotto la doccia oppure nuotando.
      e da quando scrivo qui anche molti post, vengono da lì.
      dalle docce di una palestra sulla circonvallazione di Milano.
      roba da farci una targa, se io fossi stato chessò, un oscarwilde.
      ma ovvio, non è.

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