#83 - supernova


Le due velocità a cui viaggio a volte si sfasano.
diventano così diverse da non lasciarmi possibilità di recupero o di attesa.
e così capita di dover restare fermo un giro, giusto il tempo di consentire a tutti i miei pensieri di raggiungermi, di riconnettersi, ritrovare un assetto decente per continuare il viaggio.
un viaggio in cui le assenze sono importanti almeno quanto le presenze, anzi..

Assenze, come se qui potesse esistere altro.

presenza + distanza = assenza

è così? è sempre così? alla lunga, forse.
una delle regole dell'altrove.
con qualche rara eccezione, rarissima.
e qui tutto è distanza. distanza cercata, distanza ritrovata, distanza sperimentata, dilatata, aggiustata, bruciata o semplicemente non bastata.

Ci sono storie da non raccontare, ci sono storie che sono rimaste così a lungo in un cassetto che in quel cassetto hanno dato vita ad interi universi paralleli, miliardi di anni condensati in pochi esatti ricordi, qualche intima sconfitta ed una supernova di dolore esplosa senza un solo suono dentro lo spazio piccolo del cuore.
posti segreti.
racconti mai scritti.
lacrime mai versate.
specchi appannati nei vapori dell'oblio.

di questo si vive
e di tant' altro ancora
che inseguiamo come i cani
respirando dal naso
per finire invece
ancora sorridenti
ancora abbaianti
di un dolore a caso.
[I. Fossati - Discanto]





29 commenti:

  1. può essere a caso un dolore?
    Sono le feste che ci portano a giocare con le nostre ferite a grattare le croste che tentano di rimarginare il taglio?
    A volte vale la pena di aprirlo quel cassetto ben chiuso, aprirlo una volta sola, lasciarsi finalmente bruciare dal dolore e poi lasciarlo andare e guardare avanti:c'è un bel cielo dopo la tempesta

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    1. le feste possono fare questo effetto, sì.
      dilatano lo spazio per pensare, per sentire, per guardarsi, e per mettersi alla prova, anche.
      lasciarsi finalmente andare. come a dire soffiare sulla fiamma affinché bruci tutto quel che c'è da bruciare.
      eppure certe fiammelle restano e resteranno accese per sempre.
      piccoli altari che resteranno e che nulla mai saprà seppellire nella storia.
      per me è così, per me è questo e l'unica cosa che di può fare è accettarlo.
      consapevolezza.
      ma è vero anche che c'è cielo dopo la tempesta, sì.
      bello saperlo, bello dirselo, bello cercarlo, magari insieme.

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    2. che certe fiammelle restino accese per sempre è un fatto, il fuoco era vivo, caldo, cova lì, sotto le braci che sembrano spente.
      prepara lo zaino che andiamo a scovarlo il cielo

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    3. zaino pronto, amanda. si parte prima dell'alba, ok?

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    1. le stelle ci guardano.
      forse piangono.
      forse se ne fottono.
      più probabilmente se ne fottono.
      direi.

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  3. io in un cassetto come quello mi ci ero trasferita.
    solo che tutte quelle lacrime, mai versate, a un certo punto l'hanno riempito, il cassetto. e mi sono trovata ad affrontare a nuoto un mare gelido.
    e dire che le supernova, io le avevo sempre immaginate calde.

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    1. e adesso? una volta raggiunta la riva è cambiato, no?
      com'è il cielo? quante stelle conti stanotte?

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    2. significa che ti senti ancora in mezzo al guado?

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    3. Si, ci sono dentro ancora. E ti dirò che mi iniziano a mancare le forze per nuotare. Spero solo di riuscire a raggiungere una riva, una qualunque, a nuoto, e non che siano le onde a trascinare il mio corpo inerme.

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    4. devi fare qualcosa.
      stai facendo qualcosa?
      quel cassetto, devi aprirlo.
      fare entrare aria.

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    5. Ci sto provando. Ci stiamo provando.
      Ci sei passato anche tu, i tempi sono lunghi, le apnee pesanti, i muscoli indolenziti, le onde cattive.

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    6. apnee?
      ci sono passato, sì.
      ne sono uscito. ma tu. tu hai cose nuove, attorno. tu hai vita nuova. tu hai un senso in più. non basta?

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  4. presenze, assenze, sovrapposizioni. eh.

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    1. cioè certe volte scrivo un post e mi pare che lo avresti scritto tu, prima o poi.
      oppure lo hai già scritto e mai pubblicato.
      perché l'esercizio di pensiero affina le doti della misura e della riservatezza.

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  5. Potrebbe sembrare una cazzata sparata a caso, come spesso faccio, ma non è così. Sono seria.
    Zeppole come zavorre.
    Zeppole come ciambelle di salvataggio.

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  6. saró sincero.
    ho dovuto cercare per capire bene come fosse una zeppola.
    peró non devo cercare per capire cosa mi stai dicendo.
    una zeppola é come lo spriz: ti puó salvare.
    tenerti a terra.
    é tutto vero.

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  7. io credo sia una gran fortuna poter riempire un cassetto con così tante emozioni.
    e penso anche che cassetti così non debbano essere chiusi a chiave.
    a me piace, ogni tanto, metterci il naso e inebriarmi di malinconia, ricordi e polvere di stelle.
    come direbbe un mio amico, è sempre questione di punti di vista, perché dall'esplosione di una supernova si creano le condizioni per la nascita di nuove stelle.
    ;)

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    1. quel tuo amico, quello dei punti di vista, dovrebbe farci un post. ;)

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  8. A volte mi ritrovo a pensare che il bisogno di trasformare in presenze le assenze dell'altrove, di "qui", dipende dalle immutabili assenze dell'altrove da qui.
    Allora troviamo, e scopriamo che stavamo cercando.

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    1. sono giorni che ci penso.
      ma non sono certo di aver capito.
      anzi sono certo di non aver capito.
      cheffaccio chiedo l'aiuto del pubblico o l'aiuto da casa?

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    2. L'aiuto del pubblico a casa?
      :)
      Vabbè, magari avevo bevuto un prosecchino di troppo, prima di scrivere.

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    3. ok, me ne bevo uno di troppo anch'io e torno, ma spero che la tua frase non mi porti troppo lontano, che se per tornare mi tocca guidare poi é un problema.

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    4. facciamo che si trova un bivacco, và.

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  9. I cassetti cosi sembrano vuoti, intime sconfitte ben ripiegate e grassi entusiasmi che tracimano sul fondo impedendo la chiusura a filo. Che il cassetto non rimanga distante, seppur (semi)chiuso, sembra fondamentale...

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  10. e infatti ce li portiamo appresso. a corredo di una vita.
    leggeri? pesanti? non saprei, certo sono ingombranti.

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  11. A lei piacciono solo le cose facili. Comodo. Una volta mi fecero un test psicologico, aveva a che fare con la giungla. Si sentiva un forte rumore improvviso e mi chiesero quale sarebbe stata la reazione istintiva. Risposi che sarei sicuramente andata a guardare cos'era, quel rumore. Poi ho saputo che ero stata l'unica a rispondere così. Scappavano tutti. Da allora non mi meraviglio dell'ignavia altrui. So che non mi appartiene. Lei, invece, è uno di quelli che scappa. È più facile.

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