#062 cose contro il cielo.

mi sono sempre piaciute le foto di cose contro il cielo.
ho una vasta collezione di lampioni, semafori, segnali, insegne, alberi.
questa in un certo senso è una di quelle, solo che in questa foto è la terra stessa, a stagliarsi nel cielo.
merito di ottiche e composizione digitale tutta automatica di certe diavolerie telefonanti.

in realtà c'è una seconda categoria di soggetti per me irresistibili: la gente che fa foto.
quando fotografi uno che fotografa ti senti una specie di demone capace di stare dietro le quinte. rubi al ladro, carpisci l'anima a colui che la carpisce al mondo.

faccio due conti: per scattare una foto come questa, con un'esposizione di un ventesimo di secondo o giù di lì, devi stare fermo circa due secondi. altri cinque per accendere la macchina e per metterla su automatico, che non sei uomo da reflex tu, troppo tempo, troppe cose. altri dieci secondi li avevi spesi per decidere di volerla fare, una foto così.
alla fine siamo a un ventesimo per lo scatto e una ventina di secondi in tutto se sei veloce.
l'otturatore sta aperto per un quattrocentesimo del tempo totale, una frazione minima che dà un senso al resto.
inutile dire che è la metafora di un sacco di vicende umane.
perché la vita è così: prepari, prepari, prepari, poi in un tempo brevissimo l e   c o s e    a c c a d o n o .
un matrimonio.
un concepimento.
una nascita.
una dipartita.
una laurea.
un goal.
un tradimento.
una vendetta.
un perdono.
un ritorno.
una fuga.
perché noi abbiamo bisogno di prepararle, le cose, soprattutto di preparare noi stessi, a viverle.
e se non ne abbiamo il tempo allora ci pare di averle sprecate.
come quando prepari uno scatto con calma e sul più bello cambia la luce, passa un passante, un autobus, una motocisterna.
sarà per questo che amo le foto di roba contro il cielo: lampioni, semafori, segnali, insegne e alberi di solito non si muovono.
di solito.
e nemmeno il cielo si muove.
di solito.


40 commenti:

  1. Ho una foto che mi piacerebbe accostare a questa. Tempi per vedere, decidere, rubare una fascia curva di spazio. Sotto i piedi, davanti agli occhi, sopra la testa.
    Ma non è una foto che ho scattato io, non erano i miei occhi.

    Le cose accadono, sì. Anche se non prepari assolutamente n i e n t e.

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    1. non l'hai scattata tu, ma forse tu eri lì. e quella foto raccoglie quello che vedevano i tuoi occhi.
      c'eri.
      ed è vero, sono molte le cose che accadono senza che le prepariamo, eppure a volte accadono cose impreviste alle quale comunque siamo preparati, a volte invece accadono cose prevedibilissime alle quali siamo incapaci di prepararci.
      ma che passiamo molto tempo a prepararci credo sia innegabile. no?

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    2. In realtà credo che ci siano persone che passano la vita a prepararsi. Alla fine si accorgono che avrebbero fatto meglio a vivere, e basta. Poi ci sono quelli che non si preparano a niente, e tutto è una sorpresa, tutto un disastro.
      E nel mezzo, ognuno scelga la sua sfumatura di preparazione, direi.

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    3. credo di essere tra quelle. confondo l'imparare a vivere con la vita stessa. poi pian piano ti accorgi che è nell'attesa il senso delle cose.

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    4. Io direi piuttosto che nell'attesa c'è un senso che va al di là delle cose stesse...

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    5. e poi quando le cose arrivano arrivano sempre di lato, mai come te le aspetti. e il senso dell'attesa si compone al senso del ricordo.
      i legami più forti nascono nelle attese, credo. da quel tipo di fame lì.

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  2. è roba che combatte (anche contro il cielo, mica poco !)

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    1. che poi a me piace quando la roba che combatte contro il cielo vince.
      e poi il cielo si vendica con i temporali estivi, non appena sole e caldo lo ricaricano.
      è guerra!

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  3. La reflex mi segue ovunque.
    E difatti ogni tanto vengo ripresa in foto altrui mentre scatto.
    Ho una faccia assorta, ogni volta.
    Distante.
    Presa.
    Felice?
    Quando scatto rivelo un pó della mia intimitá, non volendo.
    É un fatto cosí curioso...

    La foto che hai pubblicato é splendida.
    Tende perfettamente l'idea degli occhi che l'hanno pensata dietro l'obiettivo.
    Che sia stata pensata in un attimo, piú attimi o in una frazione di attimo, in automatico o manuale, non importa poi molto.

    Le cose accadono. Si.
    E non esistono remore o preconcetti.
    E neanche sensi di colpa quando sono sentite.
    É il sentimento, l'onestá dei sentimenti in un certo senso, ad abbattere ogni tipo di dubbio.

    E poi è la vita.
    Che non é fatta di schemi rigidi da seguire, ma viene intersecata da milioni di miliardi di variabili...

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    1. strano, l'idea che ho io del portatore di reflex è quella di una persona perennemente protesa in avanti, con l'ottica sempre in prima linea, pronta ad addentare pezzi vari di luce organizzata in emozioni.
      completerò questa idea con quella di un volto assorto, preso, felice?
      quella foto altro non è che un semplice appunto fatto di luce. un post-it digitale.
      e tra le cose che accadono hai scelto quelle più scomode da commentare.. inquieta. sempre.

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    2. La mia idea del portatore sano di reflex è di un osservatore curioso della bellezza del mondo, legittimato a soffermarsi piú del dovuto sui dettagli degli attimi.

      Scomoda.
      É un'altra parola che calza a pennello.

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    3. fame.
      è uno che ha fame di mondo.
      che ne ha avuta tanta e quando vede mondo non resiste.
      fa scorta, deve.

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  4. uno dei tuoi post miigliori che ho letto. non solo per il senso generale e per come l'hai scritto. condivido l'irresistibilità nei confronti del soggetto che fotografa. e poi la magia di quell'istante, quell'infinitesima frazione di secondo, che solo chi usa una reflex non in automatico può capire, in cui hai avuto la fortuna (?) di raccogliere tutta la sorte benevola possibile nella cattura di un'immagine irripetibile (mi hai fatto tornare in mente, a proposito di fotografare chi fotografa, la volta in cui mi capitò di cogliere l'esatto istante in cui il volto di un mio amico, con la macchina davanti agli occhi, era esattamente al centro di un cerchio di giocoleria sospeso a mezz'aria. attimi d'irresistibile stupore)

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    1. cogliere l'attimo dello stupore. a volte è impossibile, troppo breve. a volte si è più fortunati.
      ma credo che l'occhio del fotografo sia un occhio attivo, curioso e affamato di verità istantanee che si nascondono nello scorrere del mondo.

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  5. Io invece adoro fotografare cose che si muovono. Beccare quello sguardo, quel sorriso, quel momento che sta li un secondo e poi puf. Sparito.
    E niente. Avevo scritto un poema e poi l'ho cancellato. Ma tant'è.
    Mancavi, tu.

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    1. avevi scritto un poema. e poi puf. ti proporrei di fotografarlo, il prossimo commento, prima che svanisca.
      mancavo? non sono mai andato via, sai. semplicemente ho atteso ogni risposta prima di voltare la pagina. perché qui passano gocce d'anima, e non me ne voglio perdere nemmeno una.
      nemmeno una.

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  6. una donna che ha partorito magari non condividerà con te il concetto del tempo velocissimo di una nascita, però è vero viviamo di attese e preparativi e molto spesso ci fanno sentire molto più vivi del fatto in sè

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    1. ecco, stavo per commentare io proprio questo.
      una nascita non accade in un momento brevissimo, proprio per niente.

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    2. che faccio, correggo il post?
      eppure io non ho alcuna memoria della mia nascita. per me è stata così veloce.
      eppure per quanto lungo possa essere il travaglio la gestazione lo è molto di più. ma io non ho vissuto quel dolore che dilata corpo e tempo. non l'ho vissuto nemmeno di lato, nemmeno da padre, non ancora, almeno.
      ma poi resta il fatto che vivere è attendere e prepararsi e preparare e cercare di esserci.

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    3. no non correggere, dai!
      non hai memoria anche di molte altre cose, mica solo della nascita. io me la ricordo la fatica che ha fatto mia figlia, che spingeva per uscire. abbiamo fatto fatica assieme.

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    4. beh ma questa cosa del fare fatica insieme tu e lei è bellissima.
      due donne che lottano. insieme. oltre il tempo e le generazioni.

      (tipo tankian e malakian in lost in hollywood!)

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    5. sì bella questa idea della lotta congiunta

      no,no, non lo correggere il post in fondo ci sarebbe da discutere anche sulla brevità della morte

      mai provato a fotografare i gatti? quelli invece in posa ci stanno, sono mooooolto narcisi. Mentre i cieli d'irlanda, quelli, non stanno fermi un secondo

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    6. penso che una foto su due tra quelle che faccio sia di gatta.
      ma quelle ve le risparmio.
      per quanto riguarda la brevità della morte non so. in un certo senso ci si prepara per tutta la vita. anche se non credo si possa vivere con l'idea di un countdown.

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    7. a vedere come guida certa gente, per non dire d'altro, mi sembra che invece non ci si prepari per tutta una vita alla morte si vive piuttosto ignorandola come fanno i bambini, ma non nel senso di godersi pienamente ogni attimo, piuttosto nel senso di sfidarla pernsando sia una cosa che non tocca i fighi

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    8. c'è un solo round. e lo perdi sempre. logico cercare di rinviare.
      poi però ti trovi a fare a cazzotti fuori da un bar.
      jaco pastorius.

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    9. come si chiama?
      la gatta, intendo

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  7. e quando un fotografo si ritrae allo specchio mentre fotografa?
    E io fotografo tantissimo, sempre, niente reflex, troppo peso, gli occhi hanno bisogno si essere snelli per le foto che amo fare io. la macchina fissa un momento, una sensazione che poi rimane finchè non la dimentichiamo.

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    1. le tue foto raccontano esattamente quello che senti e provi nel farle. l'accoglimento di un istante. il trasferimento al per sempre di un dettaglio che non è mai solo un dettaglio, ma è un contesto con dentro un'emozione fatta di luce e di colori. tu fotografi gli odori del mondo convinta che la foto possa poi restituirli.
      e hai ragione, sai: lo fa.

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    2. è che io credo che i dettagli ci parlino, che dentro ci siano micromondi, microemozioni, microcose che noi neanche le vediamo. sono i bambini piccoli che spezzettano il mondo per capirlo meglio, una cosa per volta. che le mie foto rendano qualcosa di emotivo è una cosa che, sentirla dire, mi lusinga tanto. come quando cerchi di dire una cosa e l'altro capisce già. che bellezza.

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    3. dacché sei salita a bordo è così, sai. tu qui ascolti e comunichi in ogni modo.
      quando metti le tue cose e i tuoi pensieri e i tuoi ricordi è sempre per aggiungere un colore, mai per togliere o per proiettare ombre più o meno lunghe.
      è per questo che la gente qui ti considera una specie di vedetta: perchè tu guardi un po' più in là, sempre.

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  8. io e le foto abbiamo un rapporto pessimo. A volte mi sembra una mia mancanza di sensibilità...Tre fotografi in famiglia (ma di quelli veri, che usavano la reflex vera, che fotografavano in b/n e stampavano in cantina! E io nemmeno con il cellulare e Instagram....)

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    1. forse semplicemente tu non hai alcun bisogno di fissarle, le emozioni.
      forse semplicemente tu le riconosci nelle cose del mondo, ma già ti appartengono, e quindi.
      ma cosa provi nel vedere una bella foto scattata da altri? e cos'è che te la fa giudicare speciale?

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    2. uhm, se non ci sono persone che conosco... non mi danno molte emozioni. Sono diversamente sensibile

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    3. forse hai visto troppe foto, nella tua vita. ma tante tante. e ora vuoi anche toccarlo, il mondo.

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  9. Deve essere il blog di Marzullo, questo...

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  10. Ho una foto così di piccadilly circus,
    ma tutto quell' azzurro non c'era...

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    1. quell'azzurro è quello sopra l'east river, baciato dall'oceano.
      ma è in continuità con tutto l'azzurro del mondo, anche con il tuo azzurro di oggi..

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  11. Io sono una di quelle che nella vita prepara e si prepara a tutto e di continuo. Maniaca del controllo, del non farsi mai cogliere all'improvviso.
    Ma tanto, poi, la vita trova il modo e a volte lo so e a volte sono impreparata e a volte così.

    Io amo le foto rubate. Di volti casuali, inciampando in espressioni che mai più ricorreranno in quel modo.

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    1. forse per questo hai scritto la tua storia sulla tua pelle, forse per questo hai tracciato le mappe del tuo pensare. per poterti ritrovare dopo ogni olocausto personale, in caso di.
      quante volte la foto migliore è quella fatta per caso o per sbaglio.
      questo è almeno quel che può accadere a un dilettante come me..

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  12. Bah, chi guarda l'azzurro, chi gli edifici. Io ho guardato il legno, chiedendomi che essenza fosse.

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