#049 new year's eve



non c'erano, loro, le bianche ed algide newyorkesi.
Verso sera le avevo viste salire e scendere, nelle fermate della linea 4, quelle di midtown, quelle vicino alle luci nel cuore di manhattan. le ultime erano scese a fulton.
le ho viste, tutte uguali, cappottino corto, gambe nude e tacchi importanti. e le ho viste in gruppi di due, tre, quattro, sfidare il gelo fino al primo taxi.
e poi le ho ancora viste il giorno dopo, a mezzogiorno, scendere dalle limousine con le calze smagliate e mi è piaciuto immaginare sui loro volti un'espressione vacua, anche se non c'era davvero.
ma non c'erano. c'era gente diversa, .
poi ho visto i turisti, nel pomeriggio affannarsi sulla broadway, e più tardi dietro le transenne nella diretta da timesquare, con i cappelli a led dello sponsor, resi euforici semplicemente dal fatto di esserci. al centro del centro del mondo, pare.
e quindi nemmeno loro c'erano , no. mentre il conto delle ore mancanti alla mezzanotte si faceva più corto noi si viaggiava controcorrente, verso la periferia, sotto l'east river, verso brooklyn, e pian piano sparivano, bionde e turisti.
ad ogni fermata sempre meno, fino a che su quel vagone non è rimasta che una famiglia di neri, un vecchio col bastone, ispanici, asiatici, gente che torna a casa dopo una giornata di normalissimo lavoro. tutti immersi in un tranquillo silenzio, tutti zitti per arrivare .
il   di cui parlo è prospect park, un parco vicino a grand army plaza, dove avevano chiuso metà della grande rotonda a posizionato un palco/rimorchio illuminato da neon fissi, e sopra un'allegra band multicolore.
il programma della serata questo prevedeva: band sul rimorchio e fuochi d'artificio.
e così ti ritrovi in mezzo a gente di tutti i tipi, gente sepolta sotto sciarpe e piumini non di marca che tiene il ritmo con le mani, gente che applaude quando il capo della polizia locale prende il microfono e fa i suoi auguri a tutti quanti (thank you for the good job!) o quando lo speaker snobba le grandi feste dalle mille luci: questa è Brooklyn, USA, dice.
io mi guardo attorno e mi chiedo se danno da bere. no. non si beve, per strada, qui. e men che meno alcolici. tanto meglio, faremo volentieri a meno degli ubriachi molesti.
ed è così che quella combriccola si mette a suonare in the midnight hour e tutti cantano, e tutti fremono, e senti nell'aria voglia di nuovo, e gente semplice che si stringe attorno ad un'idea orgogliosa di esserci.
poi verso mezzanotte tutti si voltano e cominciano ad incamminarsi verso l'interno del parco. un'allegra e placida comitiva di qualche centinaio di persone che si muove finché arriva la mezzanotte. e cominciano i fuochi d'artificio.
niente di che, devo dire. ne ho visti di paragonabili alle feste di paese nella bergamasca.
ma non ho mai sentito tanto stupore levarsi ad ogni botto. questa gente ne vede tante, ne ha viste tante, eppure è gente nuova. mi piace. 
finiti i botti ricomincia la band, sei elementi: avrei una storia o due da inventare per ciascuno di loro, mai viste sei persone così diverse per età, sesso, colore far qualcosa insieme in quel modo.
a un certo punto si decide di rientrare. non è ancora l'una ed è la prima volta che rientro da un capodanno senza nemmeno un grammo (millilitro?) di alcol in corpo. va benissimo così.
poi, la mattina, li ho rivisti. tutti.
il cassiere di starbucks, la commessa dello store, il magazziniere di barnes & noble, il poliziotto al semaforo. erano tutti lì. a far funzionare questa città che ha così tanto bisogno di qualcuno che le stia addosso, che ne tenga oliato e il più piccolo ingranaggio  rettificato ogni componente.
e tutti mi hanno detto buon anno nella loro lingua, che in quel giorno era anche un po' la mia.

27 commenti:

  1. la città che non dorme mai perché c'è sempre qualcuno che la tiene sveglia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. in realtà sono tutti perennemente sballati per via del fuso che c'é là. ..
      no?

      Elimina
  2. Risposte
    1. eccerto, se vieti alla gente di bere per strada il risultato è che lo fa al lavoro.
      micacome. ;)

      Elimina
  3. lo sapevo. e quindi l'ho fatto per te.
    l'alcool in eccesso, dicevo, l'ho bevuto per te.
    e che non si dica che non ti penso;-)

    cin cin
    buon anno!

    una curiosità: che buoni propositi si fanno in quel di "broccolino"?

    RispondiElimina
  4. boh, io sono tornato..
    nel discorso delle autorità mi pareva parlassero di un paio di scarpe del Banale, non so..
    (però loro lo sanno e sono pure simpatici: http://alinipe.blogspot.it/)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ussisgnur le scarpe del banale mi fanno rischiare l'incidente diplomatico!!!

      Elimina
    2. pensa che non ne so proprio nulla, io di quelle scarpe. ne parlava Obama. ma devono rispedirle in India?

      Elimina
    3. Arrivano sicuramente dall'india,dove tanti bambini con i loro ditini piccini le hanno cucite con cura und ammore.

      Tu non ne sai nulla...
      Obama invece sa tutto...

      vuoi dire che il mio gatto ha amici importanti ai quali spiffera il contenuto della mia scarpiera?!?!
      (e poi? cos'altro mai vorranno sapere da me??)

      Elimina
    4. beh, pare che nell'area51 ci sia tutto un dipartimento ove custodiscono reperti e filmati relativi al contenuto del tuo comodino.
      ma è tutto segretato. livello di sicurezza 5. solo tre uomini al mondo vi hanno accesso, due dei quali però devono uccidersi all'uscita.

      Elimina
    5. ooooooooooook
      devo assolutamente diventare amica di una donna che lavora nell'area51.
      questo è il mio buon proposito numero uno per il nuovo anno!

      Elimina
    6. eccheccivorrà mai.
      assicurati che sia almeno 90% umana e 10% acrilico.
      sai mai che ti piglia fuoco mentre la droghi per farla parlare. sono furbi, quelli.

      Elimina
    7. Pensavo che l'acrilico l'avessi scelto per prevenire l'infeltrimento...sai com'è, se fai un lavaggio del cervello a 90 gradi

      Elimina
    8. beh, certo se è 100% umana va meglio. ma poi si rovina.
      poi ci sono quelle con una parte in silicone, ma quelle di solito parlano anche troppo, anche se in genere preferiscono le vocali.

      Elimina
  5. Hai descritto due capodanno, il buono ed il cattivo. Io penso che uno degli aspetti che colpiscono in NY sia che ci trovi TUTTO, quindi bello passare accanto al capodanno delle giovani ninfee con tacco12 snobbandolo per fermarsi a festeggiare il capodanno dei tassisti e delle cassiere ma chissà che anche tra i tali coi cappelli sponsorizzati non ci fossero tassisti e infermiere, lì a recitare un pò per dimenticarsi per qualche ora di fare parte di là...Io non ho piu' voglia di dividere il mondo e le cose e gli eventi in categorie, magari avrei festeggiato lì con i led di là, tipo...;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. per essere a times square a mezzanotte devi:
      - essere justin bieber, ma ti tocca lavorare;
      - arrivare alle 15 di pomeriggio e restare in strada al freddo fino a mezzanotte;
      - avere una prenotazione in un ristorante della zona (ti danno un pass. circa 400$ a testa.
      - comprarti un pass a 350$.

      più ragionevoli le feste nei locali con le biondone. ma è roba da single. eppoi leggi resoconti di nottate passate in coda per avere accesso all'unico bagno non intasato dal vomito. uau figata.
      ;)

      Elimina
    2. fiuuu....fortuna che non sono partita per NY e ho passato capodanno a milano eh? almeno non ho fatto file ai bagni...

      Ps: che per caso una bionda nel passato ti ha fatto del male Red?! che non ce n'erano di morettone coi taccazzi e le calze sfilate?! ;-)

      Elimina
    3. beh, lì le morettone sono ehm, Berlusca direbbe abbronzate. ma è un altro genere.
      mhm.
      qualcosa qui dice che sei bionda. ;)

      Elimina
    4. Io sapevo che a Milano sfilavano le modelle, non le befane.

      Elimina

  6. non è il luogo, il tipo di divertimento, il fatto che non si può portare un bicchiere o una bottiglia fuori da un locale per berli in strada (cosa estremamente seccante, a dirla tutta), i fuochi d'artificio che trovi tali e quali e forse migliori qui, per come la vedo io.

    la differenza fondamentale è la mentalità delle persone.
    e quando vivi in un posto splendido, ma mancano le persone giuste, non te ne fai nulla.
    non ti sazi, manca qualcosa.
    manca tutto.

    stare lì ti fa sentire di stare al centro del mondo per una ragione che considero fondamentale: le opportunità (per quanto possa sembrare banale).
    non quelle che scendono dal cielo per grazia divina, ma quelle che si guadagnano rimboccandosi le maniche, che sono alla portata di tutti.
    la prospettiva nella quale si guarda a se stessi è diversa.
    ogni qualità, ogni capacità, ti rendi conto che se solo vuoi e ti ci impegni puoi farla emergere.
    e non in tempi biblici.
    viene riconosciuto il frutto del lavoro (tanto, ma retribuito equamente e in proporzione) che svolgi, dal più umile al più rilevante.

    questa è la sensazione che ho provato, lì.
    questo è quello che mi manca, qui.

    e stai ben sicuro che anche chi si mette in tiro una sera, con tacchi vertiginosi, sfidando il gelo della notte a gambe scoperte, a prescindere dall'appartenenza ad un ceto sociale elevato o meno, l'indomani mattina oltre che a lavorare, va a fare la spesa senza preoccuparsi di truccarsi alla perfezione o di indossare il vestito migliore ;-)

    e parlare lingue diverse, ma intendersi... beh, anche quello significa stare al centro del mondo.
    che tante volte si parla la stessa lingua e non ci si comprende per nulla.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sottoscrivo. ogni singola parola.
      il valore delle persone.
      ho visto amici, parenti, andare lì e starci qualche anno e poi tornare a riprendere in italia una vita fatta di status acquisiti. una piccola/grande sconfitta. e poi ci sono quelli che hanno fame e vanno e stanno e qualcosa succede, anche se oggi è difficile trovare un posto là. tempi duri per tutti.

      Elimina
  7. si, è difficile.
    difficilissimo.
    come il fatto di valutare se fare il salto o meno.
    e mettere a conto la possibilità di tornare con la coda tra le gambe.
    o peggio, che siano gli imprevisti e le zavorre a indurre il ritorno.
    e mettere a conto anche tutti i sacrifici fatti, e le prospettive che si sono già aperte, ma che in ogni caso hanno un raggio estremamente corto...
    l'orizzonte è sempre troppo vicino, e tocca allontanarlo un po', magari fissando nuovi obiettivi.
    o per lo meno provarci.
    no?
    ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ehi, non è che è di qualcosa del genere che stiamo parlando di là da te?
      sai mi nasce il dubbio..

      Elimina
  8. A NYC ho lasciato la parte più intensa di me. La città se l'è presa ed io non sono riuscita a riportarla a casa. Ogni volta che ho nostalgia di gente, di luci e di asfalto ci torno con la memoria. Qui mi sento soffocare. Mentre lì sono stata libera davvero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ci sono posti che sono dei ritorni anche la prima volta che ci arrivi.
      non me lo so spiegare.
      e ci sono persone separate da tutto ma unite in questo. posti del cuore.
      a volte penso che NYC sia solo il grande gioco di un illusionista.
      eppure io ci casco ogni volta.
      meccanismi.

      Elimina
  9. Concordo, e hai colto nel segno certamente più di me. Un gioco del più bravo illusionista, quello che non ti spiegheràmai il trucco, e per questo ti incolla la faccia a sé, in attesa del prossimo spettacolo. Buona giornata :)

    RispondiElimina
  10. è tutto questo bisogno di un altrove che ci corrisponda, a far sì che non vediamo il trucco.
    funziona con le città, funziona con le persone.
    manhattan è come questo posto. vedi il vapore che sale dai tombini e pensi che tutto questo pulsare provenga dal profondo della terra. e a volte è vero, a volte è così.
    altre volte è solo un trucco semplice buono per occhi distratti.

    RispondiElimina